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Femminismo, la Treccani si censura da sola

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Oggi dev’essere la giornata nazionale del politically corretc. Da una parte Rula Jebral che rifiuta l’invito alla trasmissione del politicamente correttissimo Diego Bianchi, accusato di aver invitato più maschietti che femminucce in studio. Dall’altra la Treccani, che dopo giorni di intensi dibattiti – immaginiamo lo sforzo – ha deciso di “rivoluzionare” il suo dizionario online. Alla voce “donna”, per la precisione tra i modi di dire associati a “buona donna”, gli amanti dei sinonimi non troveranno più parole come “zoccola” e “cagna”, ma solo i più teneri “donna da marciapiede”, “donna di facili costumi” e “prostituta”. Sai che differenza.

La modifica ha fatto gioire le femministe da tastiera. E non si capisce bene il perché: in fondo un dizionario deve testimoniare l’uso scritto e parlato della lingua, pure nelle sue espressioni più sboccate. Ma la verità è che la manovra è solo un modo per pulirsi la coscienza e strizzare l’occhio alle suffragette del catcalling.

Il sinonimo “prostituta” nella pagina incriminata, infatti, contiene un link che rimanda direttamente ad una valanga di epiteti, non esattamente edificanti, tutti riferiti alla “donna che esercita la prostituzione”. Si va da bagascia a baldracca passando per donnaccia, cortigiana, falena (?), mignotta, puttana, sgualdrina, troia, vacca. Che senso ha eliminarli dalla pagina della “donna” se poi te li ritrovi, giustamente, tutti belli in fila come neppure in una serata alcolica al bar di paese?

Infine, non si capisce bene per quale motivo l’espressione “buona donna” sia stata edulcorata, mentre i maschietti debbano continuare a sopportare la dicitura “uomo delle caverne” avvicinata ad aggettivi come cafone, incivile, primitivo, troglodita, maleducato, selvaggio e zotico. Non è che siano proprio complimenti, eh. Eppure a nessuno verrebbe mai in mente di sentirsi offeso se il dizionario li menziona. Esistono, e tant’è.

Occhio, perché quando si comincia con la neolingua politically correct poi non si sa mai dove si va a finire. Cancellare “zoccola” dalla Treccani non impedirà certo a un buzzurro qualsiasi di utilizzare il termine come più gli pare e piace. Serve solo ad agghindarsi bene con la moda ultra femminista.

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