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1500 iraniani uccisi dagli ayatollah, ma nessuno ne parla

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La Reuters, e non solo lei perché lo hanno fatto anche altre importanti agenzie di stampa, citando funzionari del Ministero dell’Interno iraniano, che per la loro sicurezza sono rimasti assolutamente anonimi, hanno riportato che la Guida suprema, Ali Khamenei, ha dato l’ordine di “fare tutto il necessario” per reprimere le proteste iniziate nel novembre scorso. Siamo entrati in possesso della copia dell’ordine esecutivo dato ai pasdaran, che potete vedere nella fotografia allegata all’articolo, twittato direttamente dall’Iran da qualcuno che ha messo in pericolo se stesso pur di farci arrivare la verità.

L’ordine di “fare tutto il necessario” si è poi trasformato in millecinquecento bare che sono state sepolte in tutta fretta prima che il mondo potesse destarsi da quella sorta di anestesia locale che da troppo tempo, per la precisione dal giorno in cui Joint Comprehensive Plan of Action, comunemente noto come accordo sul nucleare iraniano,è stato firmato. Alla riunione, e non poteva essere altrimenti, era presente anche il presidente Hassan Rouhani che facendo il contro coro, ha caldeggiato un “intervento tempestivo” senza il quale, per sua stessa ammissione,“sarebbe stato impossibile salvare il Paese”. In realtà la crisi e il malcontento della popolazione, anche se qualcuno in Europa fa finta di non vedere, va avanti da anni.

Ne sono il classico esempio le due ultime Lady Pesc,Catherine Margaret Ashton Baronessa Ashton di Upholland che, sotto la guida del Premio Nobel per la pace Barak Hussein Obama, ha fatto di tutto perché si arrivasse alle firme che hanno dato il via libera al nucleare e, a seguire, Federica Mogherini che durante il suo mandato ha proseguito sulla strada tracciata di chi comanda a Bruxelles, cercando addirittura il miracolo che permettesse all’Europa di aggirare le sanzioni USA decise dal Presidente Trump. Possibile che proprio lei che così tante volte è stata a Teheran, di fotografie con il velo da sottomessa ce ne sono a decine, non si sia accorta con che tipo di dittatura l’Europa faceva e continua a fare business? Anche se in pochi hanno avuto fino ad ora il coraggio di dirlo ad alta voce, la protesta da tempo serpeggia nell’aria e basta un nulla per far scatenare i disordini che poi i dittatori con il turbante soffocano nel sangue.

Millecinquecento vittime in pochi giorni di proteste sono numeri che se fossero stati registrati in qualche altro angolo di mondo non islamico avrebbero causato alzate di scudi e manifestazioni che le sinistre unite avrebbero organizzato nelle più importanti piazze delle maggiori città europee. Visto però che le vittime sono iraniane e i carnefici i partner del business, niente manifestazioni e notizie che passano, se passano, nella più completa sordina e relegate nelle pagine interne fra le pubblicità e i necrologi. Le vittime dei recenti scontri, questa volta millecinquecento, si vanno a sommare a quelle del passato in attesa di essere conteggiate con quelle del futuro, aumentando il peso sulle coscienze di chi vive in quel mondo che per il momento è ancora libero.

Questa volta la protesta è nata con l’aumento e la razionalizzazione della benzina dovuti agli incendi che hanno distrutto l’unica raffineria di petrolio che c’era in Iran. Incendi che, anche se non esiste prova certa, furono la risposta saudita all’attacco iraniano al terminale Abqaiq, dove veniva gestita la maggior parte del greggio esportato. Di questi due fatti ne diedi notizia sul sito nicolaporro.it. Se i miliardi di dollari sperperati nella ricerca del nucleare fossero stati utilizzati per la costruzione di raffinerie, dal punto di vista energetico oggi l’Iran sarebbe assolutamente autosufficiente. Ma si sa che per gli Ayatollah è più importante tenere sempre alta la tensione su Israele e minacciarla di prossimo bombardamento nucleare che non pensare a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Se poi scoppiano rivolte basta dare mano libera alla polizia e agli altri corpi armati dello stato e, con un migliaio di morti per volta e il silenzio dei media internazionali, il grido di libertà, che da troppi anni arriva dal popolo iraniano, continua a rimanere inascoltato. Se a questo aggiungiamo che da quando Hassan Rouhani, l’attuale Presidente, è salito al potere, sono cento le donne giustiziate per impiccagione abbiamo davanti a noi la quadratura del cerchio. Cento donne che se nubili sono state sposate a forza con qualche guardia carceraria e stuprate prima dell’esecuzione, perché la legge a quelle latitudini non permette l’esecuzione di donne vergini. Questo orrendo particolare fu raccontato dal regista iraniano Babak Payami quando nel 2003 presentò al festival di Venezia il film “Il silenzio fra due pensieri”.

Dove sono le femministe? Non posso credere che stiano tutte in fila davanti al negozio che vende veli islamici con la carta di credito in mano, per cui non rimane che rivolgerci a quelle che ancora amano sentire il vento fra i capelli e chiedere loro di far alzare, a tutti i livelli, la voce di sostegno di quelle donne che il velo della schiavitù lo hanno obbligatoriamente in testa per volere degli uomini in nome di un’inesistente legge islamica. Sì, avete letto bene, inesistente perché come ha più volte fatto notare Magdi Allam, che di Islam se ne intende molto più del sottoscritto, nel Corano non vi è alcuna prescrizione del velo alle donne e che si tratta invece di un’interpretazione integralista ed estremista delle scritture sacre del grande libro dell’Islam.                                                                 

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