Dopo aver snobbato per anni gli italiani in carcere all’estero, la sinistra è tutta schierata al fianco di Ilaria Salis. Dai marò a Chico Forti, i compagni hanno preferito pensare ad altro, mentre ora si prodigano per la maestra lombarda dietro le sbarre in Ungheria con l’accusa di aver malmenato due neonazisti. Le immagini della trentanovenne in catene arrivate da Budapest hanno giustamente indignato tutti, ma il caso da giudiziario si è trasformato rapidamente in politico: sì perché il caso di Ilaria Salis viene utilizzato dalle opposizioni del governo Meloni per sollevare polemiche. Ma non è tutto.
Come evidenziato dall’edizione odierna della Verità, il curriculum di Ilaria Salis è tutt’altro che invidiabile: 4 condanne e 29 denunce. Non ci troviamo quindi di fronte alla maestra desiderata da ogni genitore. Considerata dalle forze dell’ordine un’attivista di spicco dell’area anarchica lombarda, l’esponente del centro sociale meneghino “Cuore in gola” ha collezionato una serie di guai giudiziari di rilievo. Condanne per accensioni ed esplosioni pericolose – avrebbe lanciato fumogeni e petardi all’interno del perimetro della struttura carceraria di Milano – per resistenza a pubblico ufficiale durante lo sgombero di attivisti anarchici da un centro sociale meneghino e lo sgombero di uno stabile a Saronno e infine per invasione di edifici.
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Quattro condanne (passate in giudicato) e decine di segnalazioni all’autorità giudiziaria, senza dimenticare quanto denunciato dalla Lega. Secondo quanto affermato dal Carroccio, Ilaria Salis nel febbraio del 2017 avrebbe preso parte all’assalto organizzato contro un gazebo allestito dal partito di Matteo Salvini per il tesseramento. Il processo coinvolse quattro antagonisti, tra i quali la maestra lombarda: procedimento arrivato a sentenza il primo dicembre del 2023 con il giudice Maria Letizia Borlone che ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata non solo dalla difesa ma anche dal pubblico ministero, spiegando che per gli imputati “la mera partecipazione al corteo senza partecipazione o istigazione all’azione delittuosa non può costituire un’ipotesi concorsuale neanche morale”.
La giustizia ungherese farà il suo corso ed è fondamentale invocare un trattamento umanitario consono a quanto previsto dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma la beatificazione è un tantino esagerata.
Massimo Balsamo, 2 febbraio 2024