Fra pochi giorni mi ritiro. Data la mia posizione, avrei potuto rimandare di tre anni. Ma, se pur in ottima salute – almeno così sembra – sono stanco. Non ci vorrà moltissimo, ma anche la mia vita si concluderà. Naturalmente non senza peccati.
I vizi capitali mi hanno quasi tutti toccato, tutti eccetto l’avarizia e l’invidia, e mi piace dire non per merito mio: sono nato così, senza un’ombra di quei due vizi. Una convinzione, questa, che mi fa gioco. Mi consente di assolvermi per i vizi avuti che, mutatis mutandis, mi piace dire che non è stato demerito mio averli: sono nato così. Ed è stato piacevole sia avere i vizi avuti e sia non avere quelli non avuti. Però sono stanco. Del mondo.
Nel quale mi sento sempre più un pesce fuor d’acqua. Non parlo di quel che direttamente mi tocca, che è meraviglioso. Ma di quello più lontano, di cui so quel che sapete anche voi, dalle notizie della cosiddetta pubblica opinione. Direte che è l’avanzar degli anni a incoraggiare questi pensieri. Ma giudicate voi: apriamo insieme il Giornale di ieri, 11 dicembre, e leggiamo solo i titoli.
Persecuzione Riva
«I Riva innocenti, l’inchiesta Ilva si scioglie (N. Porro)». Vi apprendiamo che Fabio Riva è stato assolto anche (un anche che pesa quanto un macigno) in appello dall’accusa di bancarotta fraudolenta. E che a quell’accusa di disastro ambientale del lontano 2012 non è mai seguita alcuna condanna, neanche in primo grado! Nel frattempo l’Ilva è stata distrutta. Il fatto è che già nel 2012 era palese che quell’accusa fosse un colossale abbaglio. Me n’ero accorto perfino io che sono nessuno (e che, ai tempi, non sapevo neanche dell’esistenza dell’Ilva), e in quello stesso luglio 2012 lo scrissi in tre o quattro articoli, graziosamente pubblicati in prima pagina, e cionondimeno rimasti urbi et orbi ignorati. Potete rileggerli in questo blog, nel pezzullo titolato Ilva, c’è chi aveva previsto tutto.
Presa in giro sul Natale
Sempre in prima pagina nel Giornale di ieri: «Contrordine, a Natale ci si sposta (L. Bulian)». Ora, supponiamo che qualcuno, magari una piccola famiglia, abbia acquistato, magari in anticipo, intenzionata a risparmiare, dei biglietti di treno per il 23 dicembre. Spero che la cosa sia ancora vista come legittima. E che, in seguito all’ennesimo Dpcm che ci rinchiude tutti dal 21, abbia deciso di riacquistare l’intero carnet per partire il 20 (rassegnandosi a perdere il denaro speso per i biglietti del 23). Con la notizia di oggi, penserà: pazienza, avrò acquistato due volte i biglietti, ma almeno potrò partire il 23 e non il 20. Alt! E se, confidando di poter viaggiare il 23 non parto il 20 e, poi Conte,o chi per lui, cambia di nuovo idea? Ecco, signori, l’Italia d’oggi è quella del Marchese del Grillo, quella dove «loro sono loro e noi non siamo un…».
Giustizia inefficiente
Ancora in prima pagina, «Giulio Regeni: nessuno pagherà (F. Biloslavo e G. Micalessin)». Per quel che mi riguarda, la cosa attiene all’inefficienza (o forse all’omertà, o addirittura alla connivenza) del sistema giudiziario egiziano. Che però non mancano in quello italiano. Cosa ha questo Giulio Regeni in più di Simonetta Cesaroni o di Meredith Kerchner? O, senza scomodare i casi insoluti, egiziani o italiani che siano, mi chiedo cos’hanno di meno quei tre passanti che a picconate tale Kabobo «uccise – parole dei giudici – per rancore e sfinimento per le sue esperienze di quotidiana lotta per la sopravvivenza».
Giudici che – notizia di pochi giorni fa – riterrebbero di dover ricalcolare (diminuendoli, va da sé) i 28 anni inflitti al Kabobo, per la sopravvivenza del quale sembra, alla giustizia italiana, quasi necessario prenderci a picconate per strada. E mi chiedete perché voglio calare il sipario.
Messa papale
Sempre nel quotidiano: «Il Papa anticipa alle 19:30 la Messa di Natale che solitamente officiava alla 22 (Redazione)». E ciò in omaggio alle disposizioni di Conte. Anche il Papa, dunque, è stato abbandonato dallo Spirito Santo. Così non fosse, il Santo Padre avrebbe detto a Conte: «Oh Conte, per farti contento io anticipo, ma a me sembra una bischerata, no? I presunti assembramenti delle 22 ci saranno, rinforzati, alle 19:30. O no?». E invece niente, zitto e mosca. Francesco sembra sia stato abbandonato non solo dal Santo Spirito, ma anche dall’algebra e dalla geometria.
«L’allerta dei virologi: attenzione a Natale e Capodanno o guai in gennaio (P. Tagliaferri)». Ma perché proprio il 25 e il Capodanno? Attenzione al 14 dicembre, no? Scopro con mestizia quanto geni siano i nostri virologi. Il virus sarebbe stata l’occasione del loro riscatto, e invece no. Col dilemma se tacere (e lasciare tutti nel dubbio sulla loro genialità) o parlare, hanno scelto il secondo. Togliendo così ogni dubbio.
Fallimento lockdown
«Allarme in Svezia, rianimazioni piene (Redazione)». Le premesse esplicitate nel titolo, inducono la Redazione a chiedersi se abbia fatto bene la Svezia a non fare alcun lockdown. A quanto pare algebra e geometria hanno abbandonato anche le redazioni dei giornali. Visto che non si chiedono come mai, malgrado il nostro ferreo lockdown, anche noi abbiamo avuto le rianimazioni piene.
Controsenso Arcuri
«Appello di Arcuri ai medici in pensione». Non sovviene ad Arcuri che, anziché fare appello alla generosità, dovrebbe piuttosto offrire lauti compensi a chi, dalla pensione, si rendesse disponibile a tornare in servizio. Quanta venalità da parte mia, direte. No, e vi ho già detto che quello del denaro è l’unico di due vizi che non ho. Il fatto è che da un lato Arcuri non sembra abbia manifestato la generosità che pretende dagli altri. E poi, mal si concilia, a me pare, il dichiarato proposito del governo di pagare buoni a nulla che non lavorano, con la pretesa di un servizio a gratis da professionisti in pensione.