Esteri

7 ottobre, l’origine di tutto

Un anno dopo la strage di Hamas ci siamo ormai dimenticati da dove nasce il caos di oggi: un massacro senza senso, di civili inermi

ragazza rapita

Un anno dopo. Un anno dopo il massacro di 1.139 persone. Un anno dopo il rapimento di 252 ostaggi di cui 101 ancora a Gaza, non si sa bene se vive o morte. L’ultimo ostaggio è stato dichiarato defunto oggi: il Comune di Petah Tikva, nel centro di Israele, ha annunciato che Idan Shtivi, 28 anni, è stato assassinato quel giorno al festival Nova di Reim e il suo corpo è ancora trattenuto nella Striscia. Ore 6.29, operazione “Alluvione Al Aqsa”. Un giorno che dura un anno. E le immagini di quell’inutile mattatoio che ormai svaniscono di fronte ai nostri occhi.

Ma cosa ci ricordiamo del 7 ottobre? Sembra quasi che tutto sia passato in secondo piano, superato dagli eventi e dalla tragicità della guerra. Ma se oggi il masso del conflitto in Medio Oriente rotola sempre più veloce verso l’abisso, radendo al suolo il debole equilibrio in quella martoriata fetta di terra, lo si deve a quell’inutile, tremendo, insensato eccidio. È colpa di Hamas e dei suoi leader se Israele ha risposto invadendo la Striscia di Gaza con tutte le conseguenze di un attacco militare così massiccio, come le città rase al suolo o i civili usati come scudi che muoiono sotto le bombe israeliane. È colpa di Hamas se i patti di Abramo si sono arenati. Se Hezbollah ha scelto di lanciare una selva di razzi contro l’odiato nemico, se ha costretto 60mila israeliani a sfollare dal Nord, provocando la risposta di Tel Aviv tra esplosioni dei cercapersone, walkie talkie trasformati in bombe e raid mirati che hanno decapitato i vertici dell’organizzazione fino ad arrivare ad Hassan Nasrallah. È colpa di Hamas, o forse dovremmo dire dei loro protettori iraniani, se oggi ci chiediamo quando e dove Netanyahu deciderà di rispondere al lancio di razzi da Teheran, se colpirà o meno i siti nucleari, se il conflitto si allargherà ulteriormente. E poi gli Houthi, il Libano, la Cisgiordania.

Tutto parte da qui. Da quell’invasione via terra. Dalle famiglie trucidate nelle loro case. Dai civili ammazzati all’ingresso dei kibbutz. Dai giovani del festival Nova, dalle donne rapite, da quelle stuprate, dai corpi martoriati. “Papà, papà! Ho ucciso dieci ebrei con le mie mani!”, diceva al telefono un ragazzo di Gaza entrato nei kibbutz. “Che Dio ti protegga, figlio mio, come vorrei essere lì con te!”. Li hanno presi, bastonati, arsi vivi, sventrati, decapitati con delle vanghe, bruciati nelle camere di sicurezza. Hanno filmato l’orrore.  Be’eri, Kfar Aza e Nir Oz. Le urla di Noa Argamani. La vita spezzata di Shani Louk. I corpi carbonizzati degli infanti a cui è stato difficile dare un nome. Ve le ricordate, quelle immagini? Oppure avete dimenticato?

L’invasione via deltaplano

Gli ostaggi nelle mani di Hamas

I tunnel di Hamas a Gaza