8 aggettivi per descrivere il discorso di Draghi

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Day 4 del Governo Draghi, giuramento e discorso programmatico. Finalmente possiamo dire qualcosa che non sia un retroscena o semplice cabala politica. E possiamo appoggiare le nostre analisi a fatti concreti cominciando dalla cravatta.

Sulla base del lavoro fatto dalla giornalista del Financial Times Katie Martin, che ha codificato un indice delle decisioni di Draghi in base al colore della cravatta, la cravatta bordeaux a piccoli disegni geometrici sembrerebbe rappresentare “una fase di transizione” come quelle color mattone. Insomma non aver visto quelle a tinte azzurre non è una buona notizia, ma non è detto che le cose non cambino rapidamente.

Molto ci dicono le presenze al banco del Governo, anche se causa Covid sono rarefatte, restano significative. La prossemica è chiara anche nel distanziamento i ministri si aggregano per i partiti di origine il mix ancora non è riuscito, vedremo in futuro. Alla destra di Draghi siede Giorgetti, che sembra sia l’unico nel Governo per ora a dargli del tu, a sinistra siede il più governista dei 5s Patuanelli, la comunicazione non verbale è chiara le braccia conserte di Patuanelli, il toccarsi la mascherina ed i capelli di altri, il primo gesto è indicatore di un atteggiamento di difesa se non ostilità, il secondo manifesta del disagio di trovarsi in una posizione evidentemente ancora poco confortevole.

La voce di Draghi è ferma ma non è mai potente, piuttosto un continuo armonioso salmodiare con pochi, ma significativi salti. Molto più potente è lo sguardo che ogni tanto alza verso l’emiciclo con un movimento ed una intensità a metà tra un felino ed un rettile. Le mani accompagnano questo sguardo abbassando i fogli, mentre la voce sospende per una frazione di secondo il salmodiare imprimendo allo sguardo, severo, guardingo o di sfida una intensità diversa.

Tutto questo sembra allontanarci dai contenuti che si svolgono anodini e perfettamente equilibrati tra la cordiale deferenza al Presidente della Repubblica, un grazie a Conte e i richiami alle diverse forze politiche che hanno deciso di ripararsi al caldo del suo Governo. Ma alcune cose vanno segnalate.

Il primo applauso è dedicato agli italiani che meritano di essere trattati da cittadini e non come servi, con il richiamo alla necessità di occuparsi di chi soffre adesso.

Poi la scappatoia ai partiti che lo appoggeranno con il richiamo al fatto che nessuno fa un passo indietro dalla propria identità, ma in un nuovo e inconsueto perimetro di collaborazione lo fa in avanti, perchè prima di ogni appartenenza viene il dovere della cittadinanza, in uno spirito repubblicano che dia vita ad un governo di emergenza.

1. Caustico quando ricorda che conta la qualità delle decisioni e non la durata dei governi.

2.Definitivo quando afferma l’irreversibilità dell’Euro e dell’Unione Europea, mentre Patuanelli guarda per aria e Giorgetti si strofina nervosamente le mani, affermando che questo è necessario perchè non c’è sovranità nella solitudine. Una delle frasi che potrebbe rimanere nel nostro dibattito politico.

3. Sorprendente quando ricorda che si è aggravata la povertà, citando l’aumento dell’incidenza dei nuovi poveri con la povertà allargatasi a fasce mai sfiorate prima dall’indigenza, con Patuanelli, uno degli abolitori della povertà, che non da segni di vita.

4. Decisionista quando afferma che avremo bisogno della Protezione Civile e delle Forze Armate per gestire i vaccini e non di primule e che dovremo sfruttare tutte le strutture disponibili pubbliche e private senza ripetere gli errori fatti con i tamponi.

5. Criptico quando parlando di politiche monetarie e fiscali espansive esorta a lasciare un buon pianete non solo buona moneta

6. Conciliante quando chiede la parità di condizioni competitive tra generi, scontando una alzata di sopracciglio vistosa della ministro Lamorgese.

7. Chiaro oltre ogni dubbio interpretativo quando afferma che la governance del Pnrr sarà in mano al Mef, perciò a lui ed ai suoi tecnici.

8. Conclusivo quando afferma che per un Paese essere capace di realizzare i sogni dei giovani è un dovere non una opzione. 

Insomma Draghi ha fatto quello che ci aspettavamo: riportare la credibilità al Governo.

Antonio De Filippi, 17 febbraio 2021

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