“Sono originaria di un paesino chiamato S.Donato che si trova nel comune di Tagliacozzo in provincia de L’Aquila”. Comincia così la lettera che ho ricevuto qualche settimana fa. Lei si chiama Valentina e le sue parole compongono un accorato appello affinché si possa fare qualcosa per salvare il suo piccolo borgo. Ne riporto alcuni stralci:
“Tra le strade di questo paesino ho trascorso felice la mia infanzia, ricordo che quando ero piccola c’era molta gente soprattutto d’estate, poi pian piano le case si sono svuotate e con gli anni ho visto morire quello che per me era una posto stupendo. La mia intenzione è quella di far rivivere S. Donato, partendo dai resti del vecchio paese arroccati sul Monte Forcella, il vecchio villaggio si chiamava “La Porta” e poco più in alto a sorvegliare l’intera valle si trova il castello medioevale, che risulta citato per la prima volta nella bolla papale di Stefano IX nell’anno 1057 con il nome di “Pamperano”. Il paese è situato nel parco Velino – Sirente e gode di un panorama mozzafiato. Non vorrei, però, essere l’unica a pensare che questa sia una zona ricca di storia e di natura incontaminata, da valorizzare e far rinascere, donando posti di lavoro a chi in passato si è dovuto trasferire”.
La lettera di Valentina, che ha tutta la mia solidarietà ed a cui darò tutto il mio appoggio, mi permette di puntualizzare temi che mi stanno particolarmente a cuore, i temi che Stoppani a fine ‘800 ha raccolto nel suo “Bel Paese” il libro che ha dato all’Italia uno dei suoi attributi più semplici ed intriganti al tempo stesso, “Bella”.
Eppure…La storia di San Donato incarna quella di tanti piccoli borghi italiani, borghi che potrebbero rappresentare ancora un punto di costante raccordo tra passato e futuro. Servono per raccontare tradizioni, cultura e tutti gli altri elementi distintivi che hanno fatto dell’Italia un posto unico al Mondo, elementi sui quali sarebbe il caso di costruire anche il futuro. Naturalmente ci vogliono soldi, c’è bisogno di investimenti corposi per il recupero delle strutture, ma il premio potrebbe essere molto più alto, del costo. Quante start-up potrebbero nascere e proliferare in questo segmento di mercato?
Qui si tratta di ricostruire non uno o cento borghi, ma l’identità di un’intera nazione e lo si può fare guadagnandoci. Pensiamo soltanto cosa sono riusciti a fare in Spagna con il “Cammino di Santiago”. Ma la lettera di Valentina mi permette anche di parlare della Regione in sono cresciuto: l’Abruzzo. Quest’estate ho avuto modo di passare lì molti giorni e di cogliere le mille sfaccettature che questa terra è in grado di regalare. Dalle vette interne più alte della zona dell’Aremogna, quella del comprensorio sciistico di Roccaraso e Rivisondoli è possibile vedere il mare. Questa distanza breve tra “quota zero” e gli oltre 2500 metri delle montagne racchiude un territorio unico, con una varietà bio ed agro-alimentare straordinarie.
Niko Romito, lo chef tre stelle di Castel di Sangro, con la sua “apparentemente semplice” capacità ne racconta tutti i sapori. Ma non è più il solo. La sua “guida illuminata” sta creando tanti proseliti del buon gusto. Ho mangiato dell’ottimo pesce alla Taverna Anxa a Lanciano e piatti ricercati alla Corniola a Pescocostanzo. Ho assaggiato degli arrosticini fantastici alla Braceria di Pescara ed una nutriente e leggera zuppa di farro alla Locanda del Boscaiolo e del baccalà con ceci all’ Osteria del Beccaccino di Castel di Sangro. Ma molte trattorie, molti piccoli ristoranti, interpretano, a modo loro, una terra tutta da scoprire. Perfino la pizza è diventato un must da rivisitare, chiedete a Marzia Buzzanca a L’Aquila se avete qualche dubbio.