Cultura, tv e spettacoli

“A destra i paladini della libertà”. C’è da fidarsi del convertito amico di Chiara Valerio?

Leonardo Caffo dopo la condanna lamenta di essere stato abbandonato e rivendica: “Non sono di sinistra”. È un ingrato?

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Sarà un limite mio ma non mi fido dei bambocci in fama egoriflessa di filosofi: nel migliore dei casi sono dei Bel Ami che nella loro ascesa al successo sociale non disdegnano le madame Bovary in debito di legittimazione, sensibilmente più mature sebbene per sola anagrafe.

Uno di questi pensatori per tutte le stagioni pare il giovane Leonardo Caffo, inopinatamente uscito da un confortevole anonimato, proditoriamente assurto a gloria mediatica per meriti penali. Alla Ilaria Salis. Uno che suona artefatto come respira a prescindere dalla freschissima condanna a 4 anni per maltrattamenti sulla compagna, dei quali anzi diffidiamo di default, come dei filosofetti narcisi; non per garantismo aprioristico, se mai per l’esatto contrario, perché conosciamo le esasperazioni, le mitomanie e le falsità woke, conosciamo il moralismo opportunistico di sinistra che si coccola, si perdona fin che gli fa comodo ma alla prima occasione ti elimina col coltello nella schiena; e l’occasione di regola è meschina, personalistica, da piccolo politburo subculturale, sottoeditoriale.

Le crudeltà vere o presunte del Caffo sulla convivente sono affari loro e della magistratura che le ha certificate in primo grado, le verità del Caffo sullo scibile umano, alla Antonella Viola, invece ci interessano: già uno che vaneggia di scotto del clima da pagare, di anarchia salvifica, di capitalismi cannibalistici… Non sono di sinistra, protesta Caffo, o meglio sono a volte di sinistra e a volte di destra.

Insomma oggi qui, domani là, alla Patty Pravo, anche se nella filosofia per dummies deducibili, 500 euro a conferenzina, e madame seducibili, si preferisce alludere all’articolazione del pensiero non delimitabile, a segno del “mare che non lo puoi fermare non lo puoi recintare”, come cantava Lucio Dalla. Se non è di sinistra come mai si intratteneva sessisticamente con la Michela Murgia che fluidamente voleva “acchiappargli il pisello”, approccio tra volontà di potenza e nichilismo? Come mai la sua convivente era l’iconcina di sinistra Giulia Innocenzi, come mai era andato dall’amichetta di sinistra Chiara Valerio ad un festival di sinistra intitolato alla martire della sinistra cinica Giulia Cecchettin, scelta sbagliatissima, tuona il filosofo in erba, ma adesso, a buoi scappati dalla stalla.

“Ah, mi hanno mollato tutti”. Quindi prima ti avevano tenuto tutti. E non eri di sinistra? Tra discese ardite e le risalite, tu chiamala se vuoi riconversione, se no riposizionamento, se preferisci ricomposizione armonica delle dissoluzioni. Tanto, se lo fa Fedez vuoi che non possa farlo uno che carbura a podcast filosofici? Subito ripudiata la vecchia amica Valerio, che l’ha ripudiato, il filosofetto si compensa in deliquio di vanità megalomane: “Lo avesse fatto Michela Murgia, il festival, lo avrebbe dedicato a me”. E vabbuò, i tempi sono questi, di densità morale e intellettuale alquanto liquida, se non gassosa. “Io non sono un filosofo di sinistra se no non avrei scritto un libro sull’anarchia non violenta”. Ah Caffo, ma che stai a dì? Ma per te l’anarchia è solo bombarola? Santiddio va beh che so’ ragazzi, ma oltre a Bakunin c’era Tolstoj: mi sentito nominare? No, lui bazzicava Chiara Valerio. Ma chiamateci il Mascetti, allacciascarpa, scarpallaccia.

Forse Leo, purtroppo Caffo, non Ferré, era più coerente, più credibile quando, secondo gossip processuale, definiva la ex “vacca buona solo per allattare”. Nella sua concezione evolutiva della specie sarà stato influenzato dalle vacche hegeliane, pura fenomenologia dello spirito. Spiritoso, anche, perché pare si divertissero parecchio a raccontarsela. Comunque il giovane Caffo non demorde, avrà perso la considerazione di Zerocalcare, roba da mettersi a piangere davanti al cavallo maltrattato (mica è una donna), ma parrebbe ontologicamente, escatologicamente deciso a sfruttare a proprio favore, vittimisticamente, plasticamente, la botta giudiziaria: “Ho alcune idee che sono di sinistra e altre che sono di destra. Sono tantissime le proposte che ho rifiutato nel corso degli anni dalla sinistra, e l’ho fatto perché non è la mia parte politica”.

Sì, abbiamo capito, ieri era un altro momento e l’altro momento è sempre ieri. Intanto ci si fa crescere i baffetti riflessivi, alla D’Alema, per sembrare più storico: sono uno molto richiesto, che aspettate a richiedermi? Già l’ex giovane favoloso del camarillismo di sinistra gratifica i giornali di destra, che lo corteggiano per chiare ragioni strumentali: “Li preferisco, sono l’unica architrave del libero pensiero”. Lo rivela, per assonanza concettuale, a Libero, maiuscolo, il giornale, che lo interpella per fargli dire che la sinistra è stronza. Invece di architrave poteva usare “vestigia”, che suona più solenne. Più filosofico.

Ma questi qui, un refolo di ritegno, mai proprio? Ma vai: “Se ero l’idolo delle femministe, affari loro”. Ed è uno che tre giorni prima era andato a un festival di femministe forsennate, di agitatrici, di erinni del politicamente corretto. Caffo è un ingrato: dovrebbe ringraziarla, la sinistra cui non appartiene (non più, ma domani sarà ancora un altro momento, chissà), che invece di fargliela pagare lo protegge a suo modo col silenzio omertoso, l’oblio invece della damnatio memoriae. Solo che questi senza attenzione non sanno stare, va bene tutto, anche la merda nel ventilatore, ma non l’ignoranza di chi ti ignora. Giammai la dimenticanza, uno potrebbe andare in astinenza. Così, dall’alto della sua condanna a 4 anni, roba da curva ultrà, il nostro Giordano Bruno mediatico se la tira da arso vivo: “Mandarmi a processo è stato un abominio (pronuncia: “n’abbominio”), e poi vorrei ricordare che oggi vale uno strano mito della purezza, che tra l’altro è in totale contraddizione (pr. contraddizzione) con la storia dell’umanità”.

Cioè così fan tutti, così si è sempre fatto? Oppure è per dire in modo criptosofico che il fanatismo woke divora i suoi figli, come il proverbiale conte Ugolino, anche se qui sembra più l’Uguccione di “Mai dire gol”? Ma come mai non l’hai detto prima, ah filosofo, come mai non hai palesato in tempi non sospetti il tuo kulturpessimismus? Forse perché fino a ieri quello era il tuo brodo, mentre adesso con la ruota del pavone cerchi di spolverare la qualunque dall’altra parte? Ci sarebbero molti modi per definire simili disinvolture, ma almeno a Natale cerchiamo di stare buoni; e poi, tutto sommato, sono superflui, le cose sono lì, sono chiare, sono evidenti come dice il filosofo della linearità Dino Zoff che una linea di pensiero ce l’ha, bella dritta, friulana, onesta come una parata, questi invece sono figli dell’aria sinuosa, non fondano nessuna corrente e le cavalcano tutte.

Diceva in giudizio la ex compagna, in seguito gratificata come detto: «Leonardo esercita su di me un grande fascino. È più grande di me, svolge un ruolo di prestigio, è un docente di filosofia, scrive libri, ha un eloquio decisamente ammaliante, oltre che essere un bell’uomo, ed io cado nella rete dell’innamoramento». Vecchia storia, e poca letteratura assimilata, ma stessero accorte pure le più stagionate Madame Bovary in crisi ormonale e di legittimazione.

Max Del Papa, 13 dicembre 2024

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