Quando scoppiano conflitti armati sentiamo spesso citare le convenzioni di Ginevra nell’accusare una delle parti in causa dei peggiori misfatti, quando poi si tratta del Medi Oriente non ci sono mai dubbi: la parte da mettere sotto accusa è sempre e soltanto Israele.
Il mio professore di diritto internazionale era solito dire che le convenzioni di Ginevra sono come la sacra Bibbia, tutti la nominano e nessuno la legge. Aveva ragione.
Certo è che dopo anni di fango diventa difficile far capire a chi non vuole capire certi principi fondamentali. Ma un tentativo, una volta ogni tanto, vale la pena farlo.
Non preoccupatevi, non farò l’elenco di tutte le leggi che alla fine della Prima guerra mondiale provarono a dare un minimo di umanità alle guerre, sarebbe troppo lungo e noioso, ma voglio prendere in considerazione alcuni articoli che riguardano da vicino ciò che sta accadendo in queste ore nella Striscia di Gaza.
Se prendiamo il Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali (Protocollo I), adottato a Ginevra l’8 giugno 1977, Approvato dall’Assemblea federale il 9 ottobre 19811 Istrumento di ratificazione e depositato dalla Svizzera il 17 febbraio 1982, troviamo l’articolo 7 che dice:
La presenza o i movimenti della popolazione civile o di persone civili non dovranno essere utilizzati per mettere determinati punti o determinate zone al riparo da operazioni militari, in particolare per cercare di mettere obiettivi militari al riparo da attacchi, o di coprire, favorire o ostacolare operazioni militari. Le Parti in conflitto non dovranno dirigere i movimenti della popolazione civile o delle persone in modo da cercare di mettere degli obiettivi militari al riparto dagli attacchi o di coprire operazioni militari.
Ora, nell’atrocità che c’è in ogni guerra, chi è che commette un crimine: Israele che avverte la popolazione civile palestinese di lasciare un territorio che presto diventerà teatro di operazioni belliche o Hamas che impedisce in ogni modo, anche con minacce e con la forza, alla sua stessa popolazione di spostarsi? Basta pensarci su con un minimo di buon senso e la risposta sorge spontanea.
LISTEN to an IDF officer in Unit 504 encourage a resident of Gaza to evacuate southward for their safety.
Hamas continues to use the civilians of Gaza as human shields, not allowing them to evacuate. pic.twitter.com/KTu108FQPg
— Israel Defense Forces (@IDF) October 26, 2023
Nel Capitolo III, Beni di carattere civile, nell’articolo 52 – Protezione generale dei beni di carattere civile – troviamo tre comma:
- I beni di carattere civile non dovranno essere oggetto di attacchi né di rappresaglie. Sono beni di carattere civile tutti i beni che non sono obiettivi militari ai sensi del paragrafo 2.
- Gli attacchi dovranno essere strettamente limitati agli obiettivi militari. Per quanto riguarda i beni, gli obiettivi militari sono limitati ai beni che per loro natura, ubicazione, destinazione o impiego contribuiscono effettivamente all’azione militare, e la cui distruzione totale o parziale, conquista o neutralizzazione offre, nel caso concreto, un vantaggio militare preciso.
- In caso di dubbio, un bene che è normalmente destinato ad uso civile, quale un luogo di culto, una casa, un altro tipo di abitazione o una scuola, si presumerà che non sia utilizzato per contribuire efficacemente all’azione militare.
È proprio il terzo comma che dà una risposta, i beni civili non vanno toccati fino a quando diventano basi provate per azioni ostili.
Ora, basta guardare il filmato e la sequenza delle fotografie della distruzione dell’Università Al-Azhar a Gaza City per accorgersi che l’edificio è stato bombardato, ma la sua completa distruzione è avvenuta per le esplosioni secondarie dovute ai magazzini di missili ed esplosivi conservati al suo interno.
Pertanto, nel momento in cui Israele ha agito non aveva alcun dubbio che quel bene destinato a uso civile fosse diventato obbiettivo militare.
Chi non ha osservato le regole: Hamas che ha fatto diventare un’università una santabarbara o Israele che l’ha fatta saltare? Se si usa un minimo di onestà intellettuale la risposta è semplice.
Ma non mi faccio illusioni.
Un altro piccolo quesito sarebbe: per quante volte in tutti questi anni Hamas ha usato palazzi, case, edifici industriali, scuole e moschee per i suoi comodi? Troppe, non si possono contare.
Dimenticavo.
Nel terzo protocollo Concluso a Ginevra l’8 dicembre 2005, approvato dall’Assemblea federale il 24 marzo 200-Strumento di ratifica depositato dalla Svizzera il 14 luglio 2006 ed entrato in vigore per la Svizzera il 14 gennaio 2007, troviamo l’articolo 12 Rapporti convenzionali:
- Se le Parti delle Convenzioni di Ginevra sono anche Parti del presente Protocollo, le Convenzioni si applicheranno così come sono state completate dal presente Protocollo.
- Se una delle Parti in conflitto non è legata dal presente Protocollo, (Hamas è un’organizzazione terroristica, figuriamoci se osserva qualche regola) le Parti al presente Protocollo rimarranno comunque vincolate da esso nei loro reciproci rapporti. Esse saranno inoltre vincolate dal presente Protocollo nei rapporti con la Parte ad esso non aderente nel caso in questa ne accetti e ne applichi le disposizioni.
Queste ultime parole sciolgono in qualche modo il nodo gordiano della situazione:
Hamas non rispetta alcuna regola, pertanto neanche Israele sarebbe tenuta a farlo anche se lo fa.
Per favore, cominciamo a trattare i terroristi da terroristi, soprattutto dopo lo scempio di sabato 7 ottobre, sarebbe già un buon inizio.
Michael Sfaradi, 27 ottobre 2023