È evidente la capacità immediata di cogliere, al di là delle formalità delle firme, il punto: la nostra forma di governo è quella parlamentare. Ma questo oggi è esattamente il nostro problema: siamo una Repubblica parlamentare senza un Parlamento in grado di decidere.
Questa situazione paradossale, in larga misura determinata dagli scemi del villaggio, ci apre ad una opportunità straordinaria passare, di fatto, ad una repubblica presidenziale, simile a quella statunitense, dove il presidente è anche capo dell’esecutivo ed al vertice delle forze armate. I ministri continuerebbero alacremente a svolgere il loro lavoro realizzando il Pnrr, mentre uno fra di loro assumerebbe il ruolo di vice presidente del consiglio gestendo l’ordinaria amministrazione, Draghi salirebbe al Colle senza dover rischiare un Vietnam parlamentare essendo questa soluzione quella auspicata da tutti, visto che una metà lo vuole Presidente e l’altra metà lo vuole Premier, da li ci porterebbe verso le nuove elezioni alla scadenza naturale, placando il terrore da pensione di tanti parlamentari e permettendoci di eleggere il prossimo Parlamento in un clima di equilibrio senza che nessuno assuma ruoli di vantaggio.
Il Paese sarebbe rappresentato al meglio dall’uomo che oggi tutti vogliamo e dopo aver votato, auspicabilmente con maggiore discernimento, il presidente Draghi darebbe le dimissioni da Palazzo Chigi dando l’incarico che riterrà più opportuno in presenza di un Parlamento nuovamente legittimato .
Potrà sembrare una boutade paradossale ma in realtà ci permetterebbe la migliore rappresentanza, un assaggio di presidenzialismo utile per future riforme e la possibilità di rientrare nella normalità uscendo da un periodo terribile.
Antonio De Filippi, 4 dicembre 2021