Da qualche giorno ho pubblicato su questo spazio di libertà inventato da Porro, un breve articoletto tra il serio e il faceto sull’opportunità di eleggere il Cav. Berlusconi al Quirinale. Le reazioni ricevute un po’ mi hanno sorpreso sono riemersi, lo psiconano, il puttaniere, il mafioso e via con tutta la paccottiglia antiberlusconiana ampiamente prevista, mentre inaspettate sono state le reazioni di quanti vedono Berlusconi al Quirinale non come una opportunità, o forse una provocazione, ma come il problema che impedirebbe a Draghi di accedervi.
Berlusconi l’anti-Draghi?
Il paradosso è che mentre molti vorrebbero Draghi al Quirinale, altrettanti vorrebbero che restasse a Palazzo Chigi. Ovviamente entrambe le ipotesi lasciano aperta la questione di chi andrebbe ad occupare l’altro posto. I banali vogliono il ministro Franco PdC perché, con scarsa conoscenza delle cose, pensano che sia una diretta emanazione draghiana incapace di formulare pensieri autonomi. Gli irrealisti chiedono il ritorno della politica scontrandosi con un Parlamento balcanizzato, grazie alla presenza degli scemi del villaggio, che non rappresenta più nessuno. I rinunciatari non esprimono nulla e si limitano a dire: facciamo decidere a Draghi. I noiosi (Letta) chiedono che la stessa maggioranza che sostiene il Governo elegga Draghi al Quirinale altrimenti scatenerebbe la crisi, senza considerare che la crisi si farebbe da sola se Draghi andasse al Quirinale, posizione confusa.
La variante Covid (e non solo)
Su tutto questo aleggia la “guerra al Covid”, la variante Omicron, il vaccino anche ai bambini, la gestione del PNRR dove ne faranno di ogni, l’inflazione subito tornata la tassa più odiosa dopo anni dominati dal terrore della deflazione. Il tutto sostenuto da una propaganda fatta di paura e proclami roboanti dove Draghi, suo malgrado, ha assunto il ruolo di Mosè di fronte al Mar rosso…
Insomma ho scritto un articoletto su Berlusconi Presidente e sono stato subissato come un disfattista che non vuole Draghi al Colle considerato l’unico rimedio al baratro, mentre gli stessi che lo vogliono al Quirinale, si dolgono per la perdita di Draghi alla PdC che considerano drammatica. Insomma due palle, tutti a cercare il pelo nell’uovo e nessuno a proporre una strategia o una soluzione, ed è a questo punto che un’idea ha preso forma dentro di me…
Draghi presidente di tutto
Un Parlamento incapace, un futuro Parlamento neanche simile all’attuale, l’uomo del destino finalmente tra di noi: inauguriamo il Presidenzialismo all’italiana, eleggiamo Draghi al Quirinale e lasciamogli mantenere anche la Presidenza del Consiglio.
Già immagino le osservazioni di puntuti costituzionalisti, così vi ho anticipato chiedendo ad un amico eminente costituzionalista un parere e ricevendo, ad una domanda “cretina”, una risposta molto seria, vi riporto lo scambio: “Eilà buongiorno ti pongo una domanda assolutamente cretina …. Il Presidente della Repubblica Italiana potrebbe dare l’incarico di formare il governo a se stesso? O meglio dove è esclusa questa possibilità? Voglio scrivere un articolo provocatorio sostenendo Draghi Presidente di tutto”, “Se ti vuoi divertire, fallo pure… I dati normativi sono: a) l’art 92 stabilisce che il capo dello Stato nomina il premier e su sua proposta i ministri, B) gli atti del presidente della Repubblica devono essere controfirmati dai ministri, alcuni anche dal presidente del consiglio (Art 89). La controfirma non avrebbe senso se si trattasse della stessa persona. Al di là delle norme, la scelta fatta dalla Costituente, con l’odg Perassi, è stata la forma di governo parlamentare”.
È evidente la capacità immediata di cogliere, al di là delle formalità delle firme, il punto: la nostra forma di governo è quella parlamentare. Ma questo oggi è esattamente il nostro problema: siamo una Repubblica parlamentare senza un Parlamento in grado di decidere.
Questa situazione paradossale, in larga misura determinata dagli scemi del villaggio, ci apre ad una opportunità straordinaria passare, di fatto, ad una repubblica presidenziale, simile a quella statunitense, dove il presidente è anche capo dell’esecutivo ed al vertice delle forze armate. I ministri continuerebbero alacremente a svolgere il loro lavoro realizzando il Pnrr, mentre uno fra di loro assumerebbe il ruolo di vice presidente del consiglio gestendo l’ordinaria amministrazione, Draghi salirebbe al Colle senza dover rischiare un Vietnam parlamentare essendo questa soluzione quella auspicata da tutti, visto che una metà lo vuole Presidente e l’altra metà lo vuole Premier, da li ci porterebbe verso le nuove elezioni alla scadenza naturale, placando il terrore da pensione di tanti parlamentari e permettendoci di eleggere il prossimo Parlamento in un clima di equilibrio senza che nessuno assuma ruoli di vantaggio.
Il Paese sarebbe rappresentato al meglio dall’uomo che oggi tutti vogliamo e dopo aver votato, auspicabilmente con maggiore discernimento, il presidente Draghi darebbe le dimissioni da Palazzo Chigi dando l’incarico che riterrà più opportuno in presenza di un Parlamento nuovamente legittimato .
Potrà sembrare una boutade paradossale ma in realtà ci permetterebbe la migliore rappresentanza, un assaggio di presidenzialismo utile per future riforme e la possibilità di rientrare nella normalità uscendo da un periodo terribile.
Antonio De Filippi, 4 dicembre 2021