Il guaio è che dovevamo aspettarcelo. Il problema, vero, è che nessuno sa quando questa ondata inflattiva, ingigantita ma non generata dalla guerra in Ucraina, potrò davvero frenare. Il risultato: i beni costano di più e in alcuni casi rischiano di “uscire” dal mercato, per il semplice motivo che le materie prime che lo compongono sono introvabili. O costano troppo.
È il caso delle bevande gasate, quei prodotti che in estate – soprattutto se torrida come l’attuale – spesso ci regalano qualche minuto di refrigerio. Secondo Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, le aziende del settore stanno avendo non pochi problemi a reperire la C02 necessaria a garantire le bollicine all’acqua frizzante e alle bibite gasate.
Direte: siamo sempre qui a dire che il mondo rischia il collasso climatico per eccesso di C02 e adesso non ne troviamo a sufficienza da piazzare nelle bottiglie? Sembra un paradosso, ma è così. L’anidride carbonica per le bevande, infatti, la si può estrarre dal sottosuolo o creare in laboratorio. In entrambi i casi, però, serve energia per produrla. Energia che negli ultimi mesi ha raggiunto rincari oltre il 550% e che dunque si fa sentire eccome anche in questo settore. Risultato: di C02 in commercio ce n’è sempre meno e quella disponibile costa sempre più. Se a questo ci si aggiunge l’inflazione su plastica, alluminio e cartone, materie necessarie per l’imbottigliamento, ecco che il problema s’ingrossa.
L’allarme è stato condiviso anche da Sant’Anna, l’azienda di acque di Vinadio (Cuneo). “Ho dovuto fermare le linee dell’acqua gasata, il 30% della nostra produzione – ha detto Alberto Bertone all’Ansa – l’anidride carbonica è diventata introvabile, i fornitori con cui abbiamo un contratto ci hanno spiegato che non conviene più produrla e hanno fermato gli impianti”. Altre società del settore si trovano a dover affrontare questa carenza di anidride carbonica. “Le aziende di Co2 ci spiegano che preferiscono destinare la produzione al comparto della sanità, saremmo disposti a pagarla di più anche se già costava carissima ma non c’è stato verso di fare cambiare idea ai nostri fornitori. Così – insiste Bertone – l’acqua gasata rischia di finire: una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in vendita“.
Non la pensa così però Ettore Fortuna, vice presidente di Mineracqua, secondo cui “le recenti dichiarazioni di Alberto Bertone” hanno l’effetto “di drammatizzare una situazione certamente difficile ma che le nostre imprese stanno affrontando con la responsabilità e la forza di resilienza che le contraddistingue”. Secondo Fortuna “il problema c’è ma si tratta di una difficoltà temporanea che dovrebbe risolversi nei prossimi giorni e quindi il rischio della carenza di acqua minerale frizzante non esiste”. Il blocco di fornitura di C02 sarebbe dovuto “a lavori di manutenzione in uno dei stabilimenti italiani di Air Liquide, un problema che, peraltro, si è già presentato in passato”.