A meno di voler consegnare un ideale (ma – al momento opportuno – quanto mai concreto) “interruttore” a Pechino, che a quel punto avrebbe un occhio e un orecchio permanenti nella nostra rete di comunicazioni, innervandosi nel sistema dei pagamenti, in quello bancario e postale, nelle infrastrutture critiche e militari, e così via.
La generazione a cui appartengo è stata disabituata a pensare il mondo in termini di sfere geopolitiche contrapposte. Tanti, troppi, hanno creduto alla “fine della storia”, a un irenismo segnato dal trionfo definitivo dei valori occidentali. Purtroppo, non è andata così. Non è dunque una buona idea consegnarsi all’autocrazia comunista cinese. E meno che mai dare questa sensazione ai nostri alleati (e almeno un paio di volte, salvatori), gli Stati Uniti d’America.
Daniele Capezzone, 17 giugno 2019