A quelli che “mi dispiace moltissimo, ma l’orso va salvaguardato” occorre dire due cosette. Semplici semplici. La prima riguarda il principio di priorità: in un mondo normale, in cui evidentemente non viviamo più, la società mette al primo posto la salvaguardia dell’uomo e poi quella degli animali, selvatici e non. Lo dico da amante della natura. La seconda invece attiene al doppiopesismo di certi difensori d’ufficio dell’orso che ha brutalmente assassinato un povero runner colpevole solo di correre nel bosco vicino a casa sua: gli stessi che oggi si schierano con la bestia, infatti, si sono battuti in passato contro la legittima difesa, sostenendo che uccidere un bandito intrufolatosi dentro casa altro non sarebbe che il “via libera al Far West”. Tradotto: se un uomo accoppa un altro uomo per “difendere il territorio” o la famiglia, merita l’ergastolo; se invece un orso maciulla un 26enne solo perché “è entrato nel suo bosco”, non vogliono nemmeno punirlo. Anzi: lo giustificano accusando il runner di aver sconfinato nel suo habitat.
Nei giorni scorsi Selvaggia Lucarelli, maestra delle polemiche, ha vergato un post sulla morte di Andrea Papi. In sintesi: le dispiace “moltissimo” pure a lei, ci mancherebbe, ma rispondere all’assassinio del runner con un’altra “morte ingiusta” sarebbe sbagliato. L’orso ovviamente “ha fatto quello che gli animali fanno in natura: ha ucciso quello che forse gli sembrava un pericolo o un’intrusione”. Insomma: l’uomo non ha alcun diritto di “uccidere un animale” che “vive nel bosco in cui ci avventuriamo”.
Sul fatto che Andrea Papi sia andato a disturbare il povero orsacchiotto ha già risposto Alessia Gregori, fidanzata del runner, in un duro post contro Lucarelli. “Non so se le è chiaro che noi nel bosco ci viviamo, esci dalla porta di casa e sei nel bosco. Nessuno cerca niente, nessuno è uno sprovveduto”. Quindi “se non si ha cognizione di causa è meglio tapparsi la bocca e lasciar fare chi se ne intende. Siete voi gli animali che banchettano sul dolore altrui”. Inutile aggiungere altro.
Sulla “morte ingiusta” dell’animale, che adesso un test del dna identificherà per dare il via alla battuta di caccia, bisogna invece fare un passettino ulteriore. Non si capisce infatti per quale motivo l’orso possa uccidere per proteggere il proprio habitat, mentre all’uomo non è permesso reagire quando l’animale azzanna uno “dei nostri”. Mi spiegate dove sarebbe la giustizia in questa storia? L’uomo ha il diritto di difendersi, in questo caso evitando che la tragedia si ripeta. Direte: l’homo sapiens è più evoluto e non applica mai la legge del taglione. Benissimo. Allora se proprio non volete accoppare l’orso, che lo si catturi, lo si incarceri in una prigione con una cella cinque per sei come accade agli assassini umani. Mettetelo a San Vittore, dategli l’ergastolo che gli spetta: poche ore d’aria, risicati contatti con l’esterno, la luce vista dalle grate di un carcere. Sicuri che non convenga abbatterlo?
Giuseppe De Lorenzo, 11 aprile 2023