A chi gli faceva presente che la costruzione del socialismo in Russia stesse causando non poche vittime e tragedie, Josif Stalin rispondeva che per fare una buona frittata occorre rompere un bel po’ di uova. Il risultato, come è noto, è che le uova rotte sono state veramente tante ma la frittata non è venuta buona: tanto amara e indigesta che a un certo punto è stata buttata via.
Isaiah Berlin, da questa espressione di Stalin ricavò una morale: la differenza fra chi, come Stalin, ha una mentalità volta all’autoritarismo e al totalitarismo e un liberale sta proprio in questo: chi ha a cuore la libertà, e cioè in concreto la vita e l’umanità delle persone, giudica i “mezzi” stessi, cioè le uova e in sostanza le concrete persone umane, come un fine in sé; il totalitario guarda invece solo al fine. Ora, se il fine del comunismo non è più spendibile, la sinistra mondiale, intesa nel suo senso più ampio e dominante, non si può dire che si sia di certo convertita alla mentalità liberale: continua a ragione per fini da realizzare, e per di più a tappe forzate (come accadeva nell’Unione Sovietica dei “piani quinquennali” di industrializzazione), e poco si interessa alle conseguenze umane o “collaterali” dei propri progetti.
L’ultimo esempio di questa mentalità costruttivistica, come la chiamò un altro liberale, Friedrich von Hayek, ce lo sta dando l’Unione Europea, soprattutto l’ultima commissione, quella presieduta da Ursula von der Leyen, la quale si è proposta sin dal primo giorno di insediamento di realizzare una “transizione verde” a tappe forzate e da allora ha proceduto cocciutamente verso l’obiettivo non fregandosene minimamente né dei danni economici e sociali che si vanno a causare e di cui vittime sono come sempre le persone più deboli e bisognose né dei mutamenti intervenuti nel frattempo nel contesto sociale e che moltiplicano ancor più quegli effetti collaterali (dal covid alla guerra, dalla crisi energetica all’inflazione).
Gli annunci di provvedimenti che riguardano ora la rottamazione delle auto, ora la ristrutturazione forzata delle abitazioni, ora i limiti al riscldamento nelle case e alla velocità nelle strade, ormai si susseguono a ritmo frequente e inquietante. Del tutto impotente ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo, dall’emigrazione alla politica estera e di difesa, l’Unione europea sembra essersi fissata su questo obiettivo astratto o ideologico della “transizione green”, senza porsi né domande sulla correlazione fra “cambiamento climatico” e cause antropiche (che viene considerata un dogma indiscutibile mentre scientificamente non lo è) né sulla efficacia di una “transizione” che ha per protagonista una zona sola del mondo e per di più ormai periferica e minoritaria nell’economia del globo (i Paesi degli altri continenti non sembrano certo intenzionati a seguire la nostra strada).
Una operazione di verità urge, anche perché ampie fette di popolazione sono state ormai “indottrinate” (a cominciare da quegli eco-terroristi che inguacchiano palazzi e opere d’arte e che credono di essere ribelli pur essendo funzionali al sistema).
Corrado Ocone, 12 gennaio 2023