Non bastava la strana pandemia di Covid-19 ha gettare un certo discredito sull’Organizzazione mondiale della sanità la quale, in quei lunghi anni di terrore diffuso a mezzo stampa, ha detto tutto e il contrario di tutto su ogni controverso aspetto delle folli misure adottate dai vari governi del pianeta. Come riporta gran parte dell’informazione nazionale ed estera, un centinaio di donne congolesi sono state appena risarcite per aver subito tutta una serie di abusi sessuali da parte di membri della stessa Oms.
Tutto ciò è stato rivelato da Associated Press, dopo aver consultato rapporti interni all’organizzazione: i fatti si sarebbero verificati tra il 2018 e il 2020, quando l’Oms era impegnata nella lotta all’epidemia di Ebola che stava flagellando il Paese africano. Le vittime sarebbero state risarcite con 250 dollari ciascuna per gli abusi subiti. L’indagine portata in luce Associated Press è stata realizzata lo scorso marzo da Gaya Gamhewage, direttrice dell’Oms per la prevenzione e la risposta allo sfruttamento, all’abuso e alle molestie sessuali.
Ebbene, secondo il rapporto di Gamhewage, da allora 104 vittime sono state risarcite dall’Oms con 250 dollari. Una somma, quest’ultima che a noi potrebbe sembrare esigua, ma che nella Repubblica Democratica del Congo consente ad una famiglia media di sostenere le spese di sostentamento per almeno 4 mesi. Tra gli indagati al momento figurano uomini di diverse nazionalità: Belgio, Burkina Faso, Canada, Francia, Guinea-Conakry, Costa d’Avorio.
Tuttavia, oltre al personale dell’Oms, lo scandalo coinvolge anche altri organismi tra cui l’agenzia Onu per l’infanzia, Unicef, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Oim, e tre organizzazioni non governative: Medici senza frontiere, l’associazione di medici Alima, e World Vision, che si occupa di adozioni a distanza.
Dulcis in fundo, se così vogliamo dire in questa inverosimile vicenda, stando ad alcune testimonianze, i violentatori evitavano di utilizzare profilattici durante l’atto. Questo nonostante, come sottolinea The New Humanitarian, gli stessi raccomandassero alla popolazione di evitare il più possibile i contatti fisici per contrastare la diffusione di Ebola.
La qual cosa, che appare ancor più inverosimile, visto come viene ancora oggi dipinto il virus mortale dell’Ebola, non può esimerci dal chiudere l’articolo con una considerazione interlocutoria: o questi sanitari erano in quel momento preda di una sorta di delirio suicida, tanto da non prendere nessuna precauzione verso una malattia che, secondo gli esperti, avrebbe un tasso di letalità tra il 25 e il 90% (quello del Covid-19 si stimava all’inizio tra lo 0,2 e lo 0,3%), oppure gli stessi “esperti”, così come accaduto con il coronavirus ci hanno raccontato un sacco di balle “pro domo loro”. Tertium, come al solito, non datur.
Claudio Romiti, 14 novembre 2023