Sin dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, la Gran Bretagna – prima con Boris Johnson ed oggi con il primo ministro Sunak – si è dimostrata uno dei più grandi alleati di Kiev. Tra i punti fermi di una politica economica fatta di sanzioni contro Mosca e tra le prime a fornire armi e mezzi militari al governo Zelensky, Londra continua a sostenere imperterrita la difesa della resistenza ucraina, cercando anche di alzare la posta in gioco.
Un chiaro esempio è avvenuto pochissime settimane fa, quando fu proprio Downing Street a dare il via libera all’invio dei proiettili all’uranio impoverito, già usati dall’esercito russo sul campo di battaglia, ma “banditi” dalle Nazioni Unite e dalla gran parte degli Stati occidentali (grande eccezione per gli Stati Uniti).
“Accettare di essere più poveri”
Ora, però, anche la classe dirigente britannica deve far fronte a quelle che sono le conseguenze negative, derivanti dalla guerra in Ucraina. Tra queste, prima di tutte, il continuo aumento dell’inflazione, che a tratti ha esorbitato quota 10 per cento. E proprio per questa ragione, secondo il capo economista della Banca d’Inghilterra, Huw Pill, il popolo britannico dovrà rassegnarsi ad “essere più povero”.
La frase è stata pronunciata durante una puntata di un podcast per la Columbia University, evidenziando non solo il vertiginoso incremento dell’inflazione – che per gli alimenti sta sfiorando addirittura il 20 per cento – ma anche gli effetti nel Paese della crisi energetica conseguente al conflitto in Ucraina. In realtà, il monito non è nuovo, ma Pill si è limitato a ribadire quanto affermato settimana scorsa dal numero uno della Bank of England, Andrew Bailey, secondo cui chiedere continuamente di adeguare i salari all’inflazione, aumenta solo l’agonia dei prezzi. Da qui, la frase che ha spaccato l’opinione pubblica britannica: “Bisogna accettare di guadagnare di meno ed essere più poveri”.
Rischio stagflazione
Il tutto viene presentato da Pill come “naturale”, che il comportamento di chi stabilisce i prezzi cambia quando i costi della vita aumentano, con le conseguenza che i lavoratori chiedano salari più alti e le imprese aumentino i prezzi. “Se quello che stai comprando è aumentato molto rispetto a quello che stai vendendo, starai peggio”. Naturalmente, ci tiene a ribadire il capo economista, “questo processo è in definitiva controproducente”.
Per approfondire:
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Secondo alcuni economisti e analisti del Regno Unito, Londra sta rischiando di entrare in un nuovo periodo di stagflazione – ovvero una crescita economica praticamente nulla, contemporaneamente a cifre elevate di inflazione – e questo a causa delle debolezze britanniche sul lato delle importazioni. Uk, infatti, è importatore netto di gas, affrontando una situazione in cui il prezzo delle forniture sono aumentate a dismisura rispetto a ciò che l’economia inglese riesce ad esportare. Un paradigma riproposto anche sotto il profilo alimentare, dove il Regno Unito è obbligato ogni anno ad importare quasi metà del suo cibo. Il tutto, però, potrebbe essere rincuorato dalle previsioni della Banca d’Inghilterra, che ha già attestato una riduzione ad una cifra dell’inflazione del Paese per i prossimi mesi.
Matteo Milanesi, 26 aprile 2023