L’acciaio è in crisi e giustamente ieri il Sole24Ore lo segnalava in prima pagina, anche se non ricordo piangesse quando toglievano ai Riva l’Ilva di Taranto. Forse dopo 10 anni ci ha ripensato e adesso ci spiega che siamo costretti ad importare l’acciaio dalla Cina. E questo è il paradosso dei paradossi. Perché?
Noi in Europa chiudiamo le acciaierie in parte perché siamo coglioni, come in Italia; in parte perché il Sole24Ore e la Confindustria non hanno fatto la metà del loro mestiere nel difendere i Riva; ma soprattutto perché ci siamo imposti le regole verdi.
Quindi succede? Succede che, per non inquinare noi, alla faccia del riscaldamento climatico, importiamo acciaio dai cinesi i quali però utilizzano carbone, petrolio e gas per produrlo mentre noi chiudiamo le acciaierie per via di questo sogno imbarazzante di avere l’acciaio green.
Nel frattempo il migliore, il più grande, il più bravo degli imprenditori italiani dell’acciaio che si chiama Arvedi, che peraltro ha fatto straordinari brevetti anche per l’acciaio relativamente verde, è costretto a mandare in cassa integrazione a Terni gli operai perché da noi l’energia costa tre volte più che in Germania e in Francia. Per non parlare, ovviamente, rispetto alla Cina.
Siamo un paese di matti, ma soprattutto una Comunità europea di matti. L’acciaio è la base di tutti gli elettrodomestici, di tutte le componenti dell’automotive, di tutte le costruzioni. E ci siamo auto-costretti a comprarlo dai cinesi. Siamo dei pazzi.