Lo sfogo degli agenti

“Ad Askatasuna copertura politica. Così consacrano il loro covo”

L’ira della polizia dopo la decisione della giunta di sinistra di “legalizzare l’illegalità”: “Il centro sociale usa mazze e bastoni ai cortei”

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Askatasuna polizia

Mentre ancora ci sono due inchieste in pieno svolgimento e un maxi-processo per associazione per delinquere che riguardano il centro sociale Askatasuna, il Comune di Torino avvia formalmente il percorso di legalizzazione dell’illegalità. Registi ed attori di decine di anni di violenze, a Torino come in Val di Susa, che hanno causato centinaia di feriti, anche gravissimi, tra le forze di Polizia hanno ora la possibilità di consacrare il loro covo.

Non possiamo che apprezzare questo atto, così finalmente cadono le maschere e viene dimostrato quanto sempre da noi denunciato sull’ambiguità di chi da decenni amministra questa città affermando, a parole, di stare dalla parte delle forze di polizia e nei fatti, invece, facendo il possibile e l’impossibile per garantire copertura politica agli appartenenti al centro sociale tra i più violenti d’Italia.

Da parte nostra, dunque, nessuna sorpresa. Nel corso degli anni abbiamo rilevato amministratori della città diretta espressione dell’area antagonista, dilettatisi anche in plateali manifestazioni pro cannabis, e amministratori che oltre a partecipare tra le fila di coloro che solitamente si presentano con mazze e bastoni ai cortei ha approfittato del ruolo istituzionale per accusare le forze dell’ordine di non essere state capaci di gestire la piazza.

Così come sono recenti le parole in libertà di esponenti politici che, una volta assunta la veste di amministratori della cosa pubblica, ritengono di essere liberi di ammonire e finanche minacciare l’autorità di pubblica sicurezza perché, come affermato, i manifestanti non vengono lasciati liberi di trasgredire le leggi.

Soltanto lo scorso 9 ottobre il consiglio comunale ha approvato un ODG che accusa la polizia torinese di porre in essere da tempo atteggiamenti aggressivi nella gestione dell’ordine pubblico, di aver reagito agli insulti con cariche e manganellate, di aver identificato manifestanti per il solo fatto di essere in piazza. Il tutto accompagnato dai richiami all’origine fascista del testo unico delle leggi di PS, al G8 di Genova e dalla richiesta dei numeri identificativi sulle divise dei poliziotti. Ciliegina sulla torta l’impegno del Sindaco e della giunta per chiedere a prefetto e questore che la gestione dell’ordine pubblico venga effettuata nel più rigoroso rispetto della legge. Come se così non fosse.

Speriamo che questa svolta faccia comprendere a tutti i cittadini torinesi che stanno dalla parte della legalità la gravità di questo atto. Da parte nostra ci faremo attori partecipi di ogni iniziativa democratica volta a contrastare questa vergogna.

Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale Siap Torino

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