Articoli

Ad avercene di governatori come Formigoni

Articoli

Scusate, ma va detto a maggior ragione oggi, soprattutto se si ha avuto la fortuna di crescere nella Lombardia degli ultimi venticinque anni: avercene, di governatori come Roberto Formigoni. Va detto a maggior ragione di fronte a questo racconto vile, che vuole schiacciare un’esperienza pluridecennale nell’inappelabilità di una sentenza. Al diavolo, parliamo di politica, quella vera, di visioni e processi decisionali che impattano sulla vita delle persone. Partendo da una constatazione oggettiva: se tutte le Regioni d’Italia fossero governate come Formigoni ha governato la Lombardia, l’Italia sarebbe all’avanguardia in Europa, ben oltre la (troppo) decantata Germania.

Dati del 2014, alla fine del lungo regno formigoniano: la ricchezza lombarda rappresenta più di un quinto di quella nazionale, il tasso di occupazione è di dieci punti superiore a quello medio della penisola, la Lombardia è la seconda regione del continente per Pil. C’entra l’industriosità del tessuto lombardo, ovviamente, ma Formigoni ha saputo assecondarla ed esaltarla, ed è un’eccezione all’interno della classe dirigente nostrana. Non solo: ha costruito modelli che sono diventati altrettante eccellenze specifiche. Quello della sanità costituisce un indiscutibile caso di successo amministrativo, visto che continua l’esodo per farsi curare in Lombardia non solo dal Sud Italia, ma anche da molte zone d’Europa.

Lo ha riconosciuto perfino un certo Umberto Veronesi, uno che due nozioni sulla materia le possedeva, e di certo non era affiliato a Cl. Non solo: con l’implementazione del principio di sussidiarietà, i governi Formigoni hanno forgiato un modello di Welfare attivo, spontaneistico, non parassitario, che il Belpaese iperstatalista non aveva mai conosciuto. Infine, nonostante la Lombardia ogni anno si veda depredare 54 miliardi per mantenere le casse dello Stato centrale, i vent’anni formigoniani sono stati vent’anni di bilancio florido e virtuoso.

Allora, al mantra luogocomunista per cui le sentenze vanno rispettate, ci vien da replicare: ok, ma anche la politica va rispettata. La politica nel suo senso tecnico, come arte di governo, che richiede competenze settoriali e che si misura con la freddezza dei risultati. E nessun governatore nella storia d’Italia può sfoggiare risultati come i suoi: questo alla fine, yatch o non yatch, resterà di Roberto Formigoni.

Giovanni Sallusti, 22 febbraio 2019