Passati cinque anni dal paziente zero, si torna a parlare di Covid. Ma stavolta guardando al futuro. O meglio: aggiornando quel piano pandemico che nel 2020 era talmente mal congegnato da essere quasi ignorato da chi si ritrovò a prendere le decisioni. Il nuovo “Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2025-2029”, trasmesso alle Regioni dal ministero della Salute, parte da un punto fondamentale: mai più chiusure dal Paese a casaccio definite con semplici Dpcm. Servirà una legge per chiudere in casa gli italiani, con tutti i passaggi e le votazioni parlamentari del caso.
Il testo, letto dall’Adnkronos, ha due punti fondamentali. Primo: vieta “l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali”. Secondo: si riconosce l’importanza dei vaccini, ma solo quando “approvati e sperimentati” e quando vi sia la prova che siano “misure preventive efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole”; inoltre, i vaccini non possono “essere considerati gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni, ma vanno utilizzati insieme ai presidi terapeutici disponibili“.
Addio insomma lockdown, divieti e obblighi comunicati in diretta tv dal premier di turno. “Di fronte ad una pandemia di carattere eccezionale – si legge nella bozza – si può presentare la necessità e l’urgenza di adottare misure relative ad ogni settore e un necessario coordinamento centrale, valutando lo strumento normativo migliore e dando priorità ai provvedimenti parlamentari”. Ma sarà comunque escluso il ricorso ad interventi coercitivi o limitativi di libertà e diritti. “Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee straordinarie ed eccezionali in tal senso”.
La comunicazione chiara
Il Piano Pandemico è ovviamente molto più di questo. In 150 pagine si affrontano tutte le fasi di pianificazione e risposta all’emergenza, sperando di non doversi ritrovare un’altra volta senza sapere bene cosa fare in caso di pandemia. Strategie, fonti di finanziamento, approcci di sorveglianza, strumenti di protezione, servizi sanitari, formazione del personale: tutto, negli anni, andrà preparato per farsi trovare pronti in caso di un nuovo agente patogeno.
Ogni intervento, si legge, sarà “guidato anche dai principi di precauzione, responsabilità, proporzionalità e ragionevolezza”. Il tutto basandosi sulle indicazioni scientifiche. “Il conflitto che potrebbe eventualmente insorgere tra la sfera privata e quella collettiva rende necessario operare in ottemperanza al principio di trasparenza“. Per questo tutte “le informazioni” sulla pandemia dovranno essere “divulgate dalle istituzioni preposte, tanto al personale medico-sanitario quanto ai non addetti ai lavori, in maniera tempestiva e puntuale, attraverso piani comunicativi pubblici e redatti in un linguaggio semplice e chiaro”. L’obiettivo è quello di rendere ogni persona edotta e informata, sulla base delle evidenze scientifiche, in merito alle misure adottate. Senza prendere per scemi i cittadini ed evitando che le misure siano “calate dall’alto” o “scolpite su pietra”. Decisioni che potranno essere modificate o aggiornate “qualora emergano nuove informazioni rilevanti e fondate su evidenze scientifiche”.
I vaccini
Oltre a chiedere “specifica attenzione” per i più fragili, come “i grandi anziani, coloro che sono ospitati all’interno di Rsa, le persone affette da patologie rare, psichiatriche, oncologiche, da comorbidità severe o immunodeficienze, le persone che vivono in condizioni di particolare fragilità sociale o economica, le persone migranti e le persone in regime di detenzione”, il piano pandemico si addentra anche sul fronte farmacologico. In caso di evento pandemico andranno “individuati protocolli di cura efficaci”, e non solo i vaccini la cui distribuzione “deve rispondere a criteri trasparenti e motivati, nel pieno rispetto dei principi etici e costituzionali di uguaglianza ed equità a livello nazionale e internazionale, affinché nessuno sia escluso”. E in ogni caso, anche sui vaccini, sarà necessario informare i cittadini con “una comunicazione semplice ed efficace dei benefici e dei rischi correlati”. E “in nessun modo la campagna di informazione dovrà utilizzare toni drammatici, generare discriminazioni e stigma sociale” verso chi dovesse decidere di non vaccinarsi.
Fdi esulta
Con questo nuovo piano pandemico, esulta il ministro della Salute Schillaci, “c’è la copertura economica, prevista in Finanziaria, che prima non c’era”. E soprattutto “saranno tutelate le libertà e soprattutto i cittadini”. “Le sinistre se ne facciano una ragione: le previsioni di lockdown ed i vaccini non sono nel nuovo piano nazionale pandemico, ma sono previste nelle linee di preparazione e risposta definite dalla regolamentazione sanitaria internazionale – spiega Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI – La differenza sostanziale tra il nuovo piano pandemico e i disastri combinati da loro consiste appunto in questo. Mentre per il governo Meloni si tratta di misure da adottare come extrema ratio e comunque nel rispetto degli organi democraticamente eletti e della sovranità popolare, per loro fu una ‘misura di cieca disperazione’, come disse Walter Ricciardi, consulente del governo Conte, adottata senza valutazioni e come prima ed unica risposta a causa della impreparazione a cui fu consegnata l’Italia”.
Franco Lodige, 21 febbraio 2025
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