Politica

Addio Champions a Milano: perché è il fallimento di Sala

Un disastro annunciato che rappresenta un danno di immagine per la città e un danno da decine di milioni di euro per chi lavora. L’ennesimo disastro firmato da Beppe Sala riguarda il calcio: ieri la Uefa ha comunicato di avere tolto a Milano la prevista finale di Champions League 2027 perché il Comune non è in grado di prevedere quale sarà la situazione di San Siro. Addio a un evento di caratura mondiale, una doccia fredda che espone la città all’ennesima figuraccia internazionale. Il nadir di un’amministrazione già largamente insufficiente.

Nelle ultime settimane si era riacceso il dibattito sulla Scala del calcio, casa di Inter e Milan. Ma ieri il fulmine a ciel sereno dalla Uefa: il Comune guidato da Sala non ha garantito che l’impianto e i suoi dintorni non sarebbero stati interessati da lavori di ristrutturazione. L’amministrazione ha scritto alla Figc per pararsi il sedere, dopo aver già puntato il dito contro nerazzurri e rossoneri per non aver preso una decisione sul nuovo stadio. Ma c’è un dettaglio che smonta il piano del sindaco verde: il progetto iniziale prevedeva che il Meazza sarebbe rimasto agibile per le Olimpiadi 2026 e per la finale Champions. Punto.

Infrastrutture al collasso, sicurezza inesistente, degrado ovunque. La Milano di Sala non si è fatta conoscere per pregi negli ultimi anni, questo è poco ma sicuro. Ma l’addio alla finale di Champions League potrebbe tracciare un solco: questo flop certifica l’incapacità dell’amministrazione di sinistra nella gestione dei grandi eventi e più in generale della città. Non parliamo di una sagra da weekend, ma di un evento sportivo di risonanza mondiale, capace di portare benefici economici e visibilità. Per dare qualche numero: un indotto da 100 milioni di euro. Mica noccioline.

Tranchant il giudizio di Lino Stoppani, presidente di Fipe (Federazione italiana piccoli esercenti) e vicepresidente della Banca Popolare di Sondrio: “È uno smacco reputazionale per la città. Questa è la partita con il più alto ritorno economico, non è una bella cosa per Milano. Quando avevano giocato la finale Real Madrid e Atletico Madrid al Meazza avevamo la città invasa da tifosi”. Il riferimento è alla finale della coppa dalle grandi orecchie disputata a Milano nel 2016. È così che Sala protegge gli interessi della città? Perché per il momento è sembrato interessato solo a negare l’emergenza sicurezza – accusando i milanesi di fare più denunce rispetto agli abitanti di altre città – o a rispettare le pretese della comunità arcobaleno.

Forse per evitare di gettare benzina sul fuoco, Palazzo Marino ha preferito non commentare le critiche ma l’assessore Martina Riva – che ha parlato di “un peccato” per l’occasione in fumo – ha evidenziato che “è necessario darsi un ordine di priorità: è in corso un’articolata interlocuzione con le squadre e con la soprintendenza, per arrivare a una soluzione soddisfacente per tutti, sia sulla questione stadio sia sulla riqualificazione delle aree circostanti. E per noi questo viene prima di tutto il resto: nell’interesse della città e dei milanesi, ma anche della futura competitività di Milan e Inter”. Ma così, nell’immobilismo targato Sala, la città rischia di sprofondare in un cono d’ombra. O nel degrado, complice l’emergenza sicurezza che qualcuno fa finta di non vedere.

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Un balletto tragicomico, una gestione approssimativa e fallimentare che causa inevitabilmente una perdita di prestigio a Milano. Con questo flop, Sala ha dimostrato di non essere in grado di proteggere gli interessi della città. E servirà a poco, pochissimo scaricare le responsabilità su Inter e Milan. La partita era in mano al sindaco, che dovrebbe avere il buonsenso di assumersi le responsabilità di aver regalato un evento così importante a un’altra città europea.

Ora la Figc sta pensando di mettere in campo l’ipotesi Roma, con la possibilità di candidare lo stadio Olimpico. La Uefa ha riaperto il bid di candidatura per tutte le Federazioni e c’è tempo fino a maggio-giugno del 2025 per presentare una nuova candidatura italiana ma potrebbero arrivare altre pretendenti. Fortunatamente non c’è più Virginia Raggi al Campidoglio: qualche speranza c’è.

Franco Lodige, 25 settembre 2024

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