Come riportato dal tabloid britannico Daily Mail, Anthony Fauci, ex direttore del National Institutes of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) ha candidamente ammesso di essersi inventato le principali misure per contenere la diffusione del Covid-19. Tutto questo è emerso in una audizione in aula al Congresso dello scorso gennaio, resa però nota solo in questi giorni. In particolare, l’immunologo statunitense, riempito di attestati e di riconoscimenti in carriera, nominato all’epoca nella task force contro il coronavirus da Trump il quale, pentito, espresse più volte la volontà di licenziarlo trovandosi in disaccordo su numerose questioni, a partire dall’uso delle mascherine e per finire con il cosiddetto distanziamento.
Irriducibile sostenitore di queste due misure, che sul nostro giornale abbiamo sempre duramente contestato sin dall’inizio, oggi Fauci dichiara di non aver basato su alcuno studio la validità né dell’uso di mascherine, soprattutto nei riguardi bambini, né per quanto concerne il distanziamento sociale. L’immunologo sostiene di non ricordare da quale fonte scientifica egli abbia attinto per far adottare tali misure: “Sai, non ricordo. In un certo senso è come fossero apparse dal nulla” – ha affermato -. Sulle mascherine ai bambini, inoltre, alla domanda se rammentasse di aver consultato qualche studio in materia Fauci ha risposto con un vago: “Potrei averlo fatto, ma non ricordo”. In realtà, come era emerso sin da subito – lo sostenne sin dall’estate del 2020 Guido Silvestri, virologo di fama internazionale – non esisteva alcuno studio che dimostrasse l’efficacia delle mascherine di massa per contenere il diffusione del virus.
Eppure da noi non ci risulta che qualcuno dei santoni italiani del Covid, che hanno terrorizzato il Paese per oltre tre anni, abbia ammesso di aver raccontato favole, al pari di Fauci. A tale proposito vorrei segnalare un articolo demenziale pubblicato sul Corriere della Sera del 21 gennaio del 2021, quando era evidente l’inutilità di questo cosiddetto strumento di protezione, nel quale si prendono per oro colato le affermazione dello studioso statunitense. “L’immunologo Anthony Fauci – scrive la giornalista Silvia Turin – massimo esperto americano di malattie infettive appena nominato consigliere del presidente Joe Biden nella task force contro il coronavirus, ha appoggiato l’idea di calzare sul viso due mascherine”. Nel pezzo si sostiene la scientificità di questa ridicolaggine e la si giustifica con la necessità di contrastare l’arrivo di presunte nuove varianti più aggressive. Cosa che, come tutti abbiamo potuto verificare, non è mai accaduta.
In realtà, come dimostra la sconcertante confessione di Fauci, quello che è accaduto durante la pandemia con la scienza c’entra ben poco. Gran parte delle misure adottate in Occidente, che hanno visto l’Italia nettamente al primo posto in quanto a durezza, sono state ispirate da un folto manipolo di “esperti” che, fiutato l’affare, hanno immediatamente indossato il saio di un novello Savonarola, ricordando alle persone terrorizzate che sarebbero morte se non avessero seguito le loro assurde indicazioni. E lo hanno fatto utilizzando le loro qualifiche professionali come un formidabile strumento di persuasione.
Per questo motivo, onde non ricadere in questo colossale abbaglio, sarebbe molto importante ricostruire criticamente uno dei periodi più bui della nostra democrazia, senza fare sconti a nessuno. A questo, a mio modesto parere, sarebbe dovuta servire la famosa Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid-19.
Claudio Romiti, 5 giugno 2024
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