di Franco Lodige
Prima sì, poi no, poi la nuova offerta a sorpresa sui jet all’Ucraina. Infine la retromarcia sulla No Fly Zone da parte del Pentagono, che forse teme – come tutto il mondo – che una mossa errata nello scacchiere ucraino possa far rotolare il mondo verso la valanga della Terza Guerra Mondiale.
La guerra delle grandi potenze
Mentre si combatte a Kiev, e diverse grandi città ucraine sono circondate dalle forze russe che le mantengono sotto tensione a suon di bombardamenti, la guerra si combatte anche a livello diplomatico. E geopolitico. I negoziati tra Ucraina e Russia procedono a rilento: dopo tre round si è arrivati all’apertura, traballante, di alcuni corridoi umanitari e di un breve cessate il fuoco. Ma sono le grandi potenze ora a muovere le pedine. La Cina non abbandona Putin, proponendosi come mediatore. Israele ha provato a riconciliare le parti, per ora senza risultato. La Nato si riarma e copre il fianco Est, spaventata dal possibile espansionismo di Mosca anche oltre il territorio ucraino. E mezzo mondo ha imposto sanzioni, che stanno indebolendo l’economia russa (l’agenzia di rating Fitch considera Mosca prossima al default).
Kiev chiede la No Fly Zone
All’Ucraina però non basta. Nel suo discorso di ieri alla Camera dei Comuni britannica, il presidente Zelensky è tornato a chiedere – come fa da giorni – la No Fly Zone. O almeno supporto aereo. Il timore è che Putin, fino ad oggi concentrato su un attacco di terra, possa scatenare l’inferno dai cieli. Kiev dispone di jet e caccia, ma non abbastanza. Così li chiede da giorni alla Nato, che però frena: far decollare i propri F-35 significherebbe mettere in conto un possibile scontro aereo con i caccia di Putin qualora tentassero di violare la No Fly Zone. All’inizio puoi chiedere loro di cambiare rotta e tornare indietro. Ma se no-fly-zone deve essere, di fronte ad un rifiuto non potresti far altro che abbattere il pilota russo. A quel punto le reazioni sarebbero imprevedibili e rischierebbero di trascinare in guerra la Nato contro la Russia (e la Cina, forse). Provocando così il temibile terzo conflitto globale che – come hanno già affermato sia Biden che Lavrov – non potrebbe che essere un conflitto mondiale.
I timori dei vicini di Putin
Due giorni il ministero della Difesa russo aveva informato il mondo che chiunque decidesse di ospitare aerei militari ucraini verrebbe “coinvolto nel conflitto”. Putin ha già redatto una lista di Paesi ostili che comprende pure l’Italia. Figuriamoci cosa succederebbe se l’Europa fornisse jet nuovi di zecca a Zelensky. Non è un caso se i Paesi limitrofi alla Russia, vedi Moldavia e Ungheria, hanno allentato le loro posizioni: Chișinău evitando di imporre sanzioni, Budapest vietando il passaggio nel suo territorio di armi dirette agli ucraini. Anche la Polonia aveva assicurato che non avrebbe “fornito i suoi caccia all’Ucraina” né “messo a disposizione gli aeroporti”. Poi però ieri ha cambiato idea. Una mossa che ha sorpresa gli Usa e allarmato il mondo.