Esteri

Afd, parla Scholz dopo il tracollo. E non c’ha capito nulla

I partiti di governo quasi scomparsi alle urne. Il Cancelliere ammette: “Risultati amari in Turingia e Sassonia”. Ma poi commette un errore imperdonabile

Olaf Scholz e Afd

È la seconda volta in pochi giorni che Olaf Scholz si ritrova a sbattere il muso contro la realtà. In principio fu la strage di Solingen e gli effetti perversi dell’accoglienza indiscriminata. Poi è arrivata la vittoria in Turingia dell’Afd e il clamoroso exploit in Sassonia. Se però nel primo caso il Cancelliere tedesco, pur in ritardo, ha reagito col realismo politico di chi ha capito di aver sbagliato tutto, promettendo nuove regole anti-immigrazione in totale rottura con la linea Merkel; nel secondo caso l’Spd sembra non essersi resa conto del messaggio arrivato dagli elettori dell’Est. E decide dunque di chiudersi a riccio.

Il voto ha confermato l’impopolarità dell’esecutivo semaforo: il partito del cancelliere in Turingia è arrivato solo quinto, con un misero 6,1% dei consensi, mentre Verdi e Liberali sono hanno neppure superato la soglia di sbarramento del 5%. Messi tutti insieme, i partiti di governo non arrivano neppure alla metà dei voti raccolti dall’Afd (32,8%) nonostante le accuse di nostalgie naziste. Il dramma, per Olaf, è che a parte la CdU (ferma al 23,6%), anche a sinistra a prevalere sono le tesi “populiste”, filorusse e anti immigrati del BSW di Sahra Wagenknecht. I risultati in Sassonia non si differenziano molto: la Cdu ha ottenuto il 31,9% dei voti, l’AfD il 30,6%, poi Bsw con l’11,8%, l’Spd con il 7,3% e i Verdi al 5,1%.

Dopo qualche ora di silenzio, Scholz ha affidato a Instagram il commento sul tracollo non solo dell’Spd ma anche di tutti i partiti che formano la coalizione di governo (socialdemocratici, liberali e ambientalisti). Risultati “amari”, a cui però il Cancelliere reagisce al modo di Emmanuel Macron: ficcando la testa sotto la sabbia. “Il nostro Paese non può e non deve abituarsi a questo”, ha detto. “L’Afd sta danneggiando la Germania. Sta indebolendo l’economia, dividendo la società e rovinando la reputazione del nostro Paese”. Da qui l’invito a “tutti i partiti democratici” a “formare governi stabili senza estremisti di destra“. Niente più e niente di meno di quello che sta avvenendo in Francia, una strategia che però rischia di agire solo sui sintomi senza andare a fondo per comprendere i motivi del voto di massa verso i partiti estremi. Siano essi di destra o di sinistra. 

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La verità è che la Germania si è già “abituata” all’idea dell’Afd che fa il pieno di voti. Ma non perché i leader populisti abbiano ingannato il popolo o messo a segno un colpo di Stato, ma per una banale reazione degli elettori alle politiche errate di chi li ha governati sin qui. In Sassonia e in Turingia. Ma anche e soprattutto a Berlino, dove il nodo immigrazione si è stretto a tal punto intorno al collo del governo da rischiare davvero di strozzarlo. L’errore di Scholz sta tutto nel pensare che invocare una “coalizione democratica” contro l’Afd possa servire ad uccidere alla nascita quella che l’Spd considera erbaccia, ma che ormai è ben radicata. Soprattutto ad Est. Se oggi Cdu, Spd, Liberali e Verdi formassero governi nel Lander escludendo il primo partito, un po’ come accade a Parigi contro Le Pen, cosa succederà domani? Davvero Scholz pensare che “rinviando” il problema lo si possa risolvere?

In realtà, il rischio è di amplificarlo. Fornendo ai populisti anche l’argomento dialettico di combattere contro un potere presuntuoso che si barrica nelle torri d’avorio ignorando il voto del 30% della popolazione. È infatti probabilmente sbagliato affermare, come fa la co-leader di Alternative fur Deustchland, Alice Weidel, che Scholz dovrebbe “fare le valigie e lasciare la poltrona”. Ma sarebbe altrettanto folle fingere che nulla sia successo, ignorare il grido di allarme dei votanti e alzare un muro contro l’Afd. Tino Chrupalla, un altro dei leader dell’ultradestra, si dice pronto a cercare convergenze con la Cdu (su sicurezza dei confini e deportazioni) e – in alcuni casi – anche con la sinistra del Bsw (come le politiche per la scuola). Non è detto che non accada, visto che il centrodestra tedesco ha più volte aperto nel passato alla possibilità di cercare accordi con l’Afd. Staremo a vedere.

Franco Lodige, 2 settembre 2024

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