Ci sono un paio di segnali contraddittori da parte del governo sulle sue politiche, supposte liberali, in tema di economia. Vedremo come andrà a finire la tassazione degli extraprofitti delle banche. Sbagliata, come quella che introdusse il governo precedente sulle società energetiche. Ma che dovrà essere giudicata anche per il suo significato puramente politico.
Gli interventi del ministro Santanchè sugli affitti brevi e quello del ministro Urso sui prezzi dei voli aerei, vanno invece a colpire semplicemente e direttamente gli interessi della collettività, oltre che il mercato.
Ma andiamo per ordine. Nel disegno di legge del ministro del Turismo si prevedono varie innovazioni:
1. maggiori tasse su chi affitta più di due appartamenti;
2. divieto di affittare la propria casa per un solo giorno;
3. obbligo di seguire burocrazie varie, così che un appartamento di 30 metri quadri diventa come il Bristol.
Qualcuno mi deve spiegare come un governo di centro destra possa solo aver pensato ad una cosa del genere. L’esclusione dalla cedolare secca (punto 1) per coloro che mettono tre appartamenti in locazione, vuol dire di fatto aumentare le tasse sulla casa: toc toc, ma non era il governo per cui non si doveva toccare le rendite catastali? Certo non tutti i proprietari di casa subiranno questo aumento; solo quelli che le mettono a reddito. Un disincentivo a farlo, evidentemente. Così come il governo delle semplificazioni, pensa che obbligare a mettere l’indicazione di uscita di sicurezza e relative vie di fuga in un appartamento, sia cosa buona e giusta. Senza parlare del fatto che un esecutivo che ritenga la casa figlia del risparmio, degli sforzi di una vita e bla bla bla, e che voglia tutelare i nostri diritti di proprietà e di disporne come meglio crediamo, con quale logica impedisce la locazione anche per una sola notte.
Il ministro Santanchè è tra l’incudine degli albergatori che non vogliono la concorrenza degli affitti brevi (alleati con i sindaci che vedono spopolati i loro centri) e gli elettori della sua base che racimolano quattro soldi con il quartierino comprato negli anni. Ha cercato una mediazione, ce ne rendiamo conto. Ma sbaglia. Non accontenterà mai i primi: se fosse per loro chiuderebbero qualsiasi affitto breve. E mortificherà i secondi o li butterà nel mercato nero. Siamo passati dall’equo canone, follia condita dalle medesime buone intenzioni, all’equo affitto breve.
Quando si presume di andare contro il mercato si viene presi a scapaccioni. A meno che non si disponga del potere di Mazinga Zeta. E il ministro Urso non lo è. Il caso degli aerei è ancora più paradossale. Il ministro, come il gran cancelliere Ferrer dei Promessi Sposi, ha deciso che il costo dei voli aerei è troppo alto. E ha impostato un meccanismo di tetti al prezzo massimo. Bene, bravo, bis: la cosa può all’inizio dare una certa soddisfazione a chi si è visto balzare il biglietto a mille euro. Ma ci chiediamo, esiste forse un diritto da tutelare per ottenere un prezzo ritenuto giusto riguardo al viaggio in aereo per Cagliari il giorno tot all’ora tot, avendo prenotato il gorno x? Per Urso e i suoi tecnici, sì. È del tutto evidente che con questo modo di fare, il boss di Ryanair (uno piuttosto arrogante), un signore che ha conquistato il 40% del traffico in Italia, decida di ridurre le tratte nel Belpaese (come ha fatto) e spostare quegli apparecchi dove preferisce. Il governo può pure presupporre che ci sia un diritto alla tratta Treviso-Alghero, ma non si capisce bene perché in capo a Ryaniar ci sia un dovere nell’eseguirla e per di più ai prezzi stabiliti dal ministero. E già che ci siamo, converrebbe capire dal medesimo governo, per quale motivo non abbia utilizzato la sua compagnia aerea per fare ciò che chiede ai privati.
Ve lo diciamo noi: perché chiunque seguisse i dettami ministeriali fallirebbe oppure finirebbe come Alitalia. Paradosso dei paradossi: da una parte Urso fa i tetti di prezzo ai privati (statalista) e dall’altra vende la sua compagnia aerea ai tedeschi (mercatista). Governare è molto più difficile che scrivere. E siamo certi che anche Milton Friedman se fosse stato eletto avrebbe dovuto fare compromessi. Ma per carità quando alcuni ministri si definiscono liberali non credeteci. Queste politiche di controllo dei prezzi, limitazione della proprietà privata e aumento delle tasse circoscritto a certe fasce sociali, sono vecchie e stataliste.
Nicola Porro, Il Giornale 9 settembre 2023