Affitti brevi, il sindaco di Bologna dichiara guerra al ceto medio

Nel mirino – ancora una volta – gli italiani che investono i frutti del loro lavoro e del loro risparmio in immobili

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Lepore affitti brevi

“Per affrontare questo tema dell’overtourism bisogna innanzitutto aver voglia di mettersi contro delle lobby perché ormai chi gestisce gli affitti brevi a livello nazionale fa parte di una categoria. Il Wall Street Journal riportava dei dati sulla rendita degli italiani e la casa è la principale: quindi ad affittare la casa sono gli italiani residenti delle nostre città, quindi il governo deve fare anche cose un po’ antipatiche. Questo non è un governo che vuole fare cose antipatiche, è un governo che vuole lisciare il pelo a tutti quanti – si veda la vicenda dei balneari – ma non si assume mai delle responsabilità e quindi scarica ai sindaci poi la gestione ma senza dare loro nessun potere nuovo”.

Così parlò Mattia Lepore, Sindaco di Bologna. Ci piace quando i politici esprimono chiaramente le loro posizioni. Nell’annoso dibattito sugli affitti brevi – che per qualcuno sono la causa di ogni male, e comunque del mitico “overtourism”– non è inusuale leggere, anche da parte di due campioni del genere come i Sindaci Nardella e Sala, la precisazione che l’obbiettivo non sono i piccoli proprietari. Sala, ad esempio, il 6 luglio scorso ha detto al Corriere della sera: “Non ce l’ho con il signor Rossi che aveva due soldi, ha preso un appartamento in più e decide per gli affitti brevi. Ce l’ho con chi in maniera speculativa si prende un’intera palazzina e sceglie questo modello”.

Lasciamo stare il linguaggio un po’ sprezzante nei confronti della gente normale (“il signor Rossi che aveva due soldi”) e l’assurdità del concetto (se si limitassero o vietassero gli affitti brevi solo a chi “si prende un’intera palazzina”, non se ne accorgerebbe nessuno), ma soffermiamoci sul primo concetto. L’intento, evidente, è presentare qualsiasi misura restrittiva come indirizzata a fantomatici “grandi soggetti”, che è più popolare indicare come “cattivi”. Lo ha fatto più volte, come accennato, anche il principe dei nemici dell’affitto breve, Dario Nardella, quello che ha definito la locazione di immobili una “rendita parassitaria”. Si tratta di una vecchia tecnica, molto utilizzata anche quando si parla di nuove patrimoniali, sempre presentate come indirizzate a fantomatici “grandi proprietari”, ma che in realtà ricadrebbero – come le attuali – quasi esclusivamente sui piccoli risparmiatori.

Proprio per questi motivi è invece, da un certo punto di vista, apprezzabile la dichiarazione del Sindaco di Bologna riportata all’inizio. In quella non ci sono precisazioni rassicuranti, finte clausole di salvaguardia. No, lì si dichiara apertamente guerra a quel ceto medio che ha avuto la colpa – perché tale, evidentemente, viene considerata – di investire in Italia (anzi, addirittura nella propria città) i frutti del lavoro e del risparmio, propri e di famiglia, e di averlo fatto acquistando e dando in locazione immobili.

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Ovviamente l’apprezzamento si ferma qui, si limita alla sincerità dell’approccio. Nel merito, non possiamo che stigmatizzare una posizione così palesemente nemica dei risparmiatori dell’immobiliare. Figlia di un’ideologia illiberale dura a morire, testimoniata dalla parola magica sempre presente in queste esternazioni: “rendita”.

Quanto al “potere nuovo” che il Sindaco Lepore vorrebbe ricevere dal Governo, è facile da immaginare: limitare, vietare, reprimere. Di questo, sempre e soltanto di questo, si tratta. Ricette vecchie, sbagliate, inutili. Ma sempre popolari in chi pretende di dirigere “le vite degli altri”.

Giorgio Spaziani Testa, 14 agosto 2024

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