Affitti brevi, passo indietro sulle keybox? Cosa può cambiare

Il ministro Piantedosi apre a Confedilizia sulla verifica “di persona” dell’identità della persona che affitta la casa

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Affitti brevi, cambia qualcosa? Forse sì. Nel senso che oggi Confedilizia è andata al ministero dell’Interno per discutere con Matteo Piantedosi di quella folle circolare del capo della polizia che, usando la scusa delle sicurezza in vista del Giubileo, di fatto tagliava le gambe a chi mette a reddito il proprio immobile. E forse si vede un briciolo di luce in fondo al tunnel.

Piccolo recap. Lo scorso 18 novembre una circolare del Ministero aveva evidenziato la ‘necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica in relazione all’eventuale alloggiamento di persone pericolose e/o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche’. In particolare, lo scopo del Viminale era quello di scongiurare l’identificazione degli ospiti ‘mediante trasmissione informatica delle copie dei documenti’. Tradotto: i gestori di alberghi e strutture ricettive, ma anche di case locate per brevi periodi, dovrebbero ‘verificare l’identità degli ospiti mediante verifica de visu della corrispondenza tra persone alloggiate e documenti forniti’.

La conseguenza è presto detta: se il locatore deve incontrare ogni volta l’affittuario per verificarne l’identità, non ha senso che gli lasci le chiavi nelle famose keybox che si vedono in giro per la città. E così chi magari ha un altro lavoro fatica col stare dietro agli orari dei check in. In tanti hanno esultato a questa norma liberticida, con il Comune di Roma che s’è pure prodigato per togliere le varie keybox dalla strada, salvo poi inciampare in un imbarazzante stop: il sostituto procuratore di Roma, Alessandro Di Cicco, non ha infatti convalidato il sequestro probatorio delle cosiddette cassettine di sicurezza rimosse dalla polizia locale della Capitale. Il motivo? La circolare del Viminale non le vieta, solo richiede che vi sia l’identificazione “di persona”. Il che è ben differente.

Le cose comunque potrebbero cambiare. E non nel senso sperato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, o da quello di Firenze. “Nell’incontro di oggi – spiega Confedilizia – abbiamo rappresentato sia le esigenze di coloro che locano per brevi periodi le loro case, sia quelle degli altri proprietari in condominio. In questa ottica, abbiamo ribadito quanto detto anche pubblicamente un mese fa, e cioè che, se la finalità del Ministero è quella indicata nella circolare del 18 novembre, vale a dire evitare il mero invio del documento di identità, la stessa può essere soddisfatta sia attraverso l’identificazione ‘fisica’ degli ospiti, sia, come accade in molti altri ambiti, tramite identificazione a distanza, possibile utilizzando le tecnologie più avanzate”.

In fondo ormai la Pubblica Amministrazione si basa sullo spid e l’identità digitale per molte delle sue pratiche. Sarebbe sciocco dover restare all’età della pietra solo per i check in nelle case in affitto. “Su questa posizione – conclude Confedilizia – abbiamo registrato una confortante apertura del Ministro, che ci ha rinviato a successivi confronti”. La speranza è che il governo non si faccia prendere dal vizietto già visto per i monopattini: vietare di fatto con regole assurde ciò che non ha il coraggio di vietare per legge.

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