“Government’s view of the economy could be summed up in a few short phrases: «If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it»”. Questa frase di Ronald Reagan, quarantesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, dovrebbe essere tenuta bene a mente da Giorgia Meloni, prima Presidente del Consiglio donna della Repubblica italiana.
Sì, perché sulla vicenda degli affitti brevi sembra che l’Esecutivo in carica sia intenzionato a fare proprio ciò che il Presidente Reagan indicava – ironicamente – come vizio di ogni Governo: “Se si muove, tassalo. Se continua a muoversi, regolamentalo. Se smette di muoversi, sussidialo”. Fase 1, fase 2 e fase 3.
Affitti, nuove tasse?
Martedì scorso, il quotidiano Italia Oggi ha reso nota un’indiscrezione che giovedì è stata rilanciata da la Repubblica e venerdì ripresa dai maggiori giornali: nel disegno di legge di bilancio per il 2024 sarebbe previsto l’aumento del 30 per cento della tassazione sul reddito da locazione breve (fenomeno in espansione, e quindi inquadrabile in quel “if it moves”) attraverso l’incremento dal 21 al 26 per cento dell’aliquota della cedolare secca applicabile. Nello schema di Reagan, dunque, la fase 1.
Per approfondire:
- Tendini fuori, comunisti dentro: le proposte horror sul caro affitti
- Affitti brevi, puro statalismo
- Meloni-Giambruno, il sondaggio: cosa ne pensano gli italiani
Nel frattempo, è ancora sul tavolo del Ministro del turismo – anche se il Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini lo ha letteralmente demolito nel corso di un convegno della Confedilizia – il testo del disegno di legge finalizzato a limitare gli affitti brevi attraverso, fra l’altro, il divieto di dare in locazione gli appartamenti per una sola notte, l’obbligo di aprire un’impresa per tutti i proprietari che lochino per brevi periodi più di due case, l’introduzione di adempimenti vari più adatti a un albergo che a una casa. Nello schema di Reagan, la fase 2.
Due considerazioni
In attesa che il Governo si indirizzi verso la fase 3 (il sovvenzionamento pubblico), proviamo a fare qualche considerazione.
Davvero si vuole aumentare l’aliquota della cedolare secca sugli affitti brevi? Se sì, potremmo definirlo un caso esemplare di masochismo politico. A fronte delle sacrosante critiche per una misura concettualmente sbagliata e non coerente con gli impegni assunti, infatti, i benefici sarebbero nulli. La misura non porterebbe che pochi euro in più nelle casse dello Stato (se quello dell’aumento del gettito fosse l’intento) e neppure sarebbe in grado di disincentivare le locazioni di breve durata (se l’obiettivo, invece, fosse quello di fare una cortesia agli albergatori, che ogni giorno chiedono di togliere dal mercato ciò che vedono come fastidiosa concorrenza). L’effetto sarebbe ben diverso: elusione della norma e fuga dalla legalità.
Se poi, come scritto da la Repubblica, l’incremento di tassazione fosse limitato ai proprietari che hanno più di un appartamento locato (considerati, evidentemente, dei ricchi possidenti da punire), saremmo al paradosso. La cedolare fu introdotta dal Governo Berlusconi, fra l’altro, per semplificare e per ridurre il sommerso. Con questa modifica, si avrebbe più complicazione e più nero. Non sarebbe un gran risultato. Presidente Meloni, ci butti un occhio e faccia cancellare questa norma.
Giorgio Spaziani Testa, 21 ottobre 2023