Affitti brevi

Affitti casa? Multe da capogiro: cosa prevede la folle legge

Salvini: “Ognuno è libero di affittare gli immobili”. Ma la norma sugli affitti brevi di Santanché è piena di falle: ecco l’analisi

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Al convegno della Confedilizia a Piacenza, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha detto parole chiare e nette su un tema di grande attualità, quello degli affitti brevi. Ha detto, precisamente: “Ognuno deve essere libero di decidere come mettere a reddito il proprio immobile. Non penso che sia lo Stato a dover eticamente decidere dei tuoi due o tre appartamenti cosa vuoi fare”. E ha aggiunto: “Se tu hai tre appartamenti a Milano, a Piacenza, a Torino, a Firenze o a Lamezia Terme e vuoi metterli a reddito a breve, a medio, a lungo termine, non penso che sia compito dello Stato decidere se lo devi fare a breve, a medio o a lungo termine”.

Perché il leader della Lega ha espresso questi concetti, che in un Paese con un medio tasso di libertà dovrebbero essere considerati come acquisiti? Perché un Ministro del medesimo Governo, quello del turismo, da alcuni mesi sta sottoponendo a una serie di associazioni alcune bozze di un provvedimento che mira a limitare fortemente – e in qualche caso addirittura a vietare – la locazione di breve durata (gli “affitti brevi”, nel gergo politico-giornalistico). Ed è significativo che pochi minuti prima, nello stesso convegno, un uomo chiave del partito al quale appartiene il Ministro del turismo – vale a dire l’on. Tommaso Foti, Presidente del Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera – aveva usato parole critiche sia sul merito dell’articolato, sia sull’ipotesi, circolata nelle ultime ore, di agire addirittura con decreto-legge, strumento che la Costituzione consente in “straordinari casi di necessità e di urgenza”.

Ma che cosa prevede l’ultima bozza trasmessa dal Ministero del turismo alle associazioni, e che le stesse organizzazioni – qualche giorno fa – hanno letteralmente demolito con un articolato documento?

Diciamo subito che si tratta di un testo palesemente mirato a contrastare l’affitto delle case attraverso l’introduzione di una serie infinita di divieti, limitazioni, requisiti e obblighi, alcuni dei quali di impossibile applicazione (oltre che di assai dubbia costituzionalità).

Il primo problema è già nel titolo: “Disciplina delle locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche”. Sulla base di questa dicitura, si avrebbe diritto di ritenere che la normativa sia pensata per legiferare in materia di locazioni motivate dal turismo. Invece no: già l’articolo 1 della bozza si incarica di precisare che oggetto del provvedimento sono anche tutte le locazioni di durata fino a trenta giorni, e quindi anche quelle per esigenze di lavoro, di studio, di assistenza ad infermi ecc. Confusione massima.

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La prima disposizione da segnalare è al comma 3 dell’articolo 2, ove si stabilisce che, “a pena di nullità”, e di una sanzione fino a 5.000 euro, il contratto di locazione per finalità turistiche (che non si sa più cosa sia, visto l’ampliamento previsto dall’articolo 1) non possa avere, nei centri storici delle maggiori città italiane, una durata inferiore a due notti consecutive.

La nullità – sia detto per i non giuristi – è la più grave forma di invalidità del negozio giuridico E qual è la motivazione di una così pesante limitazione del diritto di proprietà? Non è dato saperlo. L’articolo 1 indica, quali obiettivi dell’intero disegno di legge, quelli di “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore”. Ma il divieto di locare un appartamento per una notte non pare rispondere né al primo né al secondo proposito (qualsiasi cosa sia l’“abusivismo” nelle locazioni). Quel che è certo è l’effetto che questa norma, qualora approvata, determinerebbe, insieme col resto del disegno di legge: da un lato, un aumento del sommerso; dall’altro, una crescita dei prezzi delle forme di ospitalità alternative, a cominciare da quella alberghiera. Non propriamente un ottimo risultato.

Altra disposizione da segnalare è quella, senza precedenti, contenuta nell’articolo 4. Qui, davvero, non si sa come commentare. Con un tratto di penna vengono cancellati secoli di civiltà giuridica per condizionare l’esercizio di un diritto reale al possesso di “requisiti soggettivi del locatore per finalità turistiche”, consistenti nel non aver subìto alcune misure di carattere penale. Sconcertante.

L’articolo 5 (“Requisiti degli immobili da destinare a locazione per finalità turistica”) può assurgere a emblema di questo disegno di legge, in quanto rivelatore dei suoi scopi. Vi si prevede che chiunque conceda in locazione un appartamento per finalità turistiche, quindi anche chi lo faccia per due settimane all’anno con la quadrifamiliare al mare, debba trasformare casa propria in una sorta di simil-hotel, inserendo dispositivi, attrezzature, avvisi e istruzioni tipici delle strutture alberghiere, e sottoponendosi a ingenti spese per corsi, controlli e burocrazia varia. La finalità, evidente, è il disincentivo a locare. Come è facile comprendere, infatti, quasi tutti questi adempimenti sarebbero impossibili da rispettare nelle abitazioni, mentre altri lo sarebbero ma al costo di deturparle.

Poi c’è il comma 5 dell’articolo 2 che, rendendo ancora più stringente una norma varata sotto il Governo Conte 2 su iniziativa del Ministro Franceschini, obbliga ad aprire un’impresa, con tutti i relativi costi e adempimenti, chiunque decida di dare in locazione breve più di due appartamenti. Anche qui la Costituzione va a farsi benedire.

Infine le sanzioni. Per capire lo spirito del provvedimento, basta citarne una: fino a 8.000 euro per chi dimenticasse di chiedere il “CIN”, l’ennesimo codice introdotto dalla nuova normativa. Null’altro da aggiungere. In sintesi: testo giuridicamente inadeguato, diritto di proprietà calpestato, spazi di libertà sottratti e prezzi in salita per i turisti. Intanto, la patrimoniale sugli immobili continua a drenare i suoi 22 miliardi di euro l’anno…

Giorni fa il Ministro del turismo ha detto che la proposta del governo per regolamentare gli affitti brevi “non è stata accolta da chi conosceva molto bene questo problema che non è degli ultimi sei mesi, ma degli ultimi anni e dove nessuno ha mai avuto il coraggio di intervenire perché è una materia difficile, dedicata, con una certezza: che c’era un far west”. E ha aggiunto: “Per noi la proprietà privata è sacra e la vogliamo tutelare, ma chi fa impresa deve avere le regole delle imprese”.

Niente di più fuorviante. La bella frase sul diritto di proprietà è clamorosamente smentita da un testo che quel diritto calpesta in modo eclatante. Quella sull’impresa non ha la minima rispondenza alla realtà. Il Ministro confida evidentemente che attraverso l’utilizzo di frasi come queste nonché di slogan come “far west” possano superarsi tutte le obiezioni sopra segnalate. Il problema nasce quando qualcuno si prende la briga di leggere i testi. Speriamo che lo faccia, oltre a noi, anche qualche esponente del Governo e della maggioranza.

Giorgio Spaziani Testa, 25 settembre 2023

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