“Afuera”. Milei senza freni: “Lo Stato è un’associazione criminale”

L’intervista esclusiva a Quarta Repubblica: ecco l’anticipazione del colloquio che potrete vedere, in modo integrale, stasera su Rete4

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“Filosoficamente sono anarcocapitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato. Io ritengo che lo Stato sia il nemico, penso che lo Stato sia un’associazione criminale”. Si può riassumere così il pensiero del presidente dell’Argentina Javier Milei, nell’intervista esclusiva che andrà in onda questa sera, lunedì 12 febbraio, a Quarta Repubblica.

Ecco a voi, in anteprima, alcuni passaggi dell’intervista.

«Allora buonasera Presidente, senta le voglio chiedere subito una cosa non politica, ma una cosa che riguarda la sua famiglia. Sua nonna materna è figlia di immigrati italiani, noi siamo italiani, lei è a Roma è una visita importante. Cosa senta ancora dell’italianità?».

Javier Milei: «Innanzitutto per il 75% sono italiano, assolutamente italiano perché i due genitori di mio padre erano italiani di fatto e da parte di mia mamma la mamma era di origine italiana e il padre di origine jugoslave, di conseguenza ho il 75% di sangue italiano e sembra che attira abbastanza tutto sommato, perché ho una passione incredibile per l’Opera italiana, soprattutto la parte che si riferisce a Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini e ogni volta che posso, per ragioni di lavoro nel settore privato, ogni volta che dovevo fare un viaggio in Europa, lo facevo con Alitalia perché potevo fare scalo a Roma».

Nicola Porro: «Non c’è più Alitalia, privatizzata o fallita non lo so».

Javier Milei: «Va bene, comunque in quel momento facevo così, poi ho cambiato il mio lavoro e facevo scalo a Roma».

Nicola Porro: «Senta, lei si è definito un presidente liberale e libertario e dice che è un unico nella storia. Perché lei si sente così unico ad essere liberale e libertario?».

«Innanzitutto perché sicuramente sono il primo liberale libertario a essere Presidente e non è un sentimento è una realtà, un fatto. Poi c’è un altro aspetto che ha a che fare con il fatto che io filosoficamente sono anarco capitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato. Ritengo che lo Stato sia il nemico, io penso che lo Stato sia un’associazione criminale».

«Come un’associazione criminale?».

«Ma assolutamente sì, di fatto lo Stato è un’associazione criminale in cui un insieme di politici si mettono d’accordo e decidono di utilizzare il monopolio per rubare le risorse del settore privato, ma di fatto come diceva Oppenheimer, il metodo da usare nel mercato è l’investimento, il commercio e il metodo dello Stato è invece appunto il rubare e quindi lo Stato non è soltanto l’associazione criminale più grande del mondo ma inoltre è il ladrone stazionario più grande del mondo. Perché che cosa succede? Il ladro volgare è aleatorio. Io propongo al pubblico di pensare a quante volte le persone sono state attaccate da un ladro negli ultimi anni, una volta, due volte, forse, è stato un disastro, magari cinque volte, ma ogni volta che vai a comprare qualcosa in un luogo, ti sta rubando lo Stato tramite le tasse; quindi, lo Stato ti ruba tutti i giorni. Concettualmente bisogna dire che tutto ciò è molto molto forte, perché vi è una situazione in cui c’è un mondo in cui il liberale libertario – noi ci rivolgiamo al mondo reale – quindi la discussione sul fatto se dobbiamo entrare o meno nella politica vi sono degli ingenui, che quasi potrei dire tonti, che di fatto pensano che facendo la cosa contraria a quello che dice lo Stato, riesce a ottenere risultati. Ma lo Stato ha il potere di arrestare le persone, i politici non si vedono impattati, non vedono i poteri in gioco. Ma in questo mi sono reso conto che l’unico modo che c’era di entrare nel sistema è dinamitare il sistema».

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«Ma lei viene considerato dalla stampa internazionale populista. Io questo contesto: un populista non dice “Non c’abbiamo soldi”. Dice, al contrario, “Spenderemo tanti soldi, evidentemente”. Però c’è una questione che le voglio chiedere su questo. Lei non pensa che una volta che entra nella Casa Rosada – un po’ me l’ha detto prima – una volta che entra nel centro del potere, dovrà moderarsi? Fra un anno, Lei, Milei, non dirà più “Lo Stato è il nemico”, perché lo Stato sarà Lei».

«No. No. Io non pensavo che Lei mi insultasse».

«No, non volevo. (Ride, ndr). Non si arrabbi. Il vero insulto per lei è “comunista”».

«Questo insulto è comunista».

«Ma non esistono più i comunisti, Milei».

«Ah, non esistono? Vi sono molti socialisti, che a lungo termine vogliono arrivare a questo. Sono comunisti vigliacchi. Ma, diciamolo in un altro modo. Guardi, una delle cose che abbiamo fatto, in questi cinquanta giorni, è stata di avviare e mettere in moto delle riforme strutturali. Di queste riforme, 350 sono state considerate urgenti e 650 sono state inserite in una legge, cioè la legge della libertà degli argentini di base. E questo è interessante, perché l’asse centrale di tutto ciò è che si riferisce a restituire il potere e la libertà agli argentini. E poi c’è un secondo punto, un altro punto: andare avanti verso strutture di mercato più competitive».

«Perché il comunismo è una malattia dell’anima?».

«Io originariamente pensavo che fosse un problema mentale».

«Un problema mentale?».

«Originariamente lo pensavo. Perché il socialismo puro è stato sconfitto dalla teoria economica. Ho pensato prima che fosse un problema di indole, di carattere mentale. Ma, poi, mi sono reso conto che era qualcosa di molto peggio, che era una malattia dell’anima. Quando il socialismo è stato applicato bene, hanno assassinato più di 6 milioni di esseri umani».

«Lei ha fatto delle dichiarazioni come nel suo stile, molto tranchant, molto nette, sul Santo Padre che è argentino. Lo ha incontrato a Roma, vi siete anche salutati affettuosamente. Come è andato l’incontro con il Santo Padre? Per gli italiani ovviamente è una persona molto importante e anche per tutto il mondo cattolico. Lei è cattolico?».

«Sì, io sono cattolico. Pratico un po’ anche l’ebraismo».

«Sì lo so, ho visto al Muro del Pianto il suo trasporto. Però le voglio chiedere, con il Santo Padre, che penso che in Argentina sia popolare…».

«Il punto è questo: si evolve, si capiscono le cose e una delle cose che ho capito in questi ultimi tempi, tra le altre cose, è che il Papa è la persona argentina più importante di tutta l’Argentina, è il leader dei cattolici nel mondo. Di conseguenza tutto ciò comporta una cosa molto molto importante: rappresenta un’istituzione molto importante soprattutto in un Paese come l’Argentina che ha tante radici cattoliche. Di conseguenza ho dovuto riconsiderare alcune posizioni e, a partire da quel momento, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo».

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