I nostri parlamenti, sordi alla voce solitaria della senatrice Elena Cattaneo, si apprestano a dare la benedizione all’agricoltura cosiddetta biodinamica. Finanziare questa pratica è puro sperpero di denaro pubblico, non meno del reddito di cittadinanza. Chi dello sperpero si avvantaggia, si giustifica affermando che la loro rivoluzionaria tecnica garantirebbe una «terra più fertile, sementi migliori e prodotti alimentari sani». Lodevoli obiettivi che si raggiungerebbero – tengono a sottolineare – non con «l’applicazione di concetti ed esperienze derivati dall’approccio sperimentale della scienza», ma seguendo gli insegnamenti filosofici di tale «Rudolf Steiner, che divulgò nuovi punti di vista attraverso cui guardare ai fenomeni della Natura».
Un secolo fa, Steiner gettò le basi per una concezione dell’azienda agricola che fosse in relazione con l’ambiente circostante, con la Terra intera e infine con il cosmo dei pianeti e delle costellazioni. Secondo la biodinamica, non solo la pianta, ma anche l’azienda agricola, il pianeta, e il sistema planetario sono organismi viventi.
Incuriositi dalla costosissima influenza della Via Lattea sul fagiolino biodinamico e scevri da preconcetti, ci siamo informati meglio. Il mio amico e collega Silvano Fuso, apprezzato divulgatore scientifico, mi chiarisce che, innanzitutto, caratteristica dell’agricoltura biodinamica è l’adozione di pratiche più vicine alla magia che non all’agricoltura razionale. Ad esempio, una pratica ritenuta di fondamentale importanza consiste nello spruzzare il terreno con preparati, definiti “biodinamici”, ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali, in concentrazione omeopatica (cioè, per definizione di concentrazione omeopatica, con concentrazione identicamente nulla). La cosa ci ricorda la polvere di rinoceronte per garantirsi una potente virilità.
Inoltre, l’irrorazione del terreno con tali preparati deve seguire un vero e proprio rituale paganoide, come movimenti circolari, tempi determinati, etc. E nel massimo rispetto di non meglio specificate “forze cosmiche”: si ritiene che la buona riuscita di una coltura dipenda dalla posizione degli astri, e viene pertanto rispettato rigorosamente un calendario i cui fondamenti sono molto simili a quelli dell’astrologia.
Retaggio di questa cultura prescientifica e a cui fanno costante riferimento i cultori della biodinamica è il concetto, privo di fondamento fin dai tempi in cui si sintetizzò l’urea in laboratorio, di vis vitalis. Ma secondo i biodinamici la vis vitalis si esprimerebbe con l’emissione di cosiddetti biofotoni, altro gioiello di fantasia pseudoscientifica.
In verità, non esiste neppure la necessità di fornire un’interpretazione delle differenze tra i prodotti delle agricolture biodinamica e tradizionale, poiché tali differenze non sono mai state dimostrate. O meglio, una differenza c’è: se l’agricoltura di tutto il pianeta venisse convertita in biodinamica e biologica la fame nel mondo aumenterebbe drammaticamente.
A quanto pare nelle aule dei parlamenti o ci stanno i grillini o non ci sta la ragione e, men che meno, pur con tutti i suoi limiti, la scienza.
Franco Battaglia, 29 maggio 2021