Ditelo alle vittime, che le porte aperte in stile Angela Merkel erano cosa sempre buona e giusta. Ditelo a quella donna e a quei due uomini lasciati senza vita in una pozza di sangue, assaliti alla gola con un coltello durante il “festival della diversità” di Solingen, in Germania. Ditelo alla cittadella, che ora vivrà per mesi nel terrore. Ditelo ai feriti e a chi era andato alla festa solo per divertirsi e si è visto a fianco persone cadere come birilli mentre il terrorista discuteva con un ragazzo di come ammazzarli a coltellate.
Il discrimine tra regole e “accoglienza indiscriminata” passa da qui. Dalla capacità che ha un Paese di evitare che l’immigrazione generi disagi, problemi, terrore. Direte: anche i tedeschi uccidono, anche gli europei si macchiano di delitti. Anche di massa. Vero. Ma nessun Paese che vive già la piaga della propria criminalità dovrebbe essere chiamato ad affrontare il dramma di ritrovarsi nei propri centri rifugiati dei potenziali assassini. Perché una cosa è gestire il crimine autoctono, un’altra è mettersi in casa adoratori esagitati di Allah.
Quando ieri l’Isis ha rivendicato l’attacco come “vendetta per i fratelli musulmani in Palestina e altrove” si è fatta sempre più chiara la strada di un attacco terroristico di stampo islamista. Molti testimoni avevano descritto il soggetto come “apparentemente arabo” e qualcuno lo aveva sentito urlare “Allah Akbar”. L’arresto di un 15enne di origini siriane, sentito da due donne parlare dell’attacco con il presunto assassino, ha poi spianato la strada al blitz della polizia nel centro rifugiati. Gli agenti sono stati guidati dal fiuto di un cane che avrebbe seguito le tracce di un coltello insanguinato. Poi, verso sera, la fine della caccia all’uomo: un 26enne di origine siriana si è consegnato alla polizia confessando il delitto. Era arrivato in Germania due anni fa e aveva ottenuto la “protezione sussidiaria”.
Non è la prima volta che la Germania piomba nell’incubo terrorismo. E sebbene oggi gli episodi facciano meno rumore che in passato, sono mesi che le forze di polizia tedesche (ma anche olandesi e francesi) sventano attacchi di stampo religioso. Spesso programmati con armi bianche. In Turingia a marzo due miliziani islamici programmavano un’offensiva contro il parlamento svedese. Nel 2023 sette immigrati volevano prendere di mira il duomo di Colonia. Poco tempo fa una banda di minorenni è stata arrestata con l’accusa di programmare un attentato islamico. L’ultimo caso a maggio, quando Michael Stürzenberger, ex portavoce della Cdu, poi ispiratore di un movimento che denuncia l’islamizzazione dell’Europa, era stato attaccato da un uomo nel cuore di Mannheim. Anche in questo caso l’attentatore era arrivato 10 anni fa dall’Afghanistan.
Franco Lodige, 25 agosto 2024
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