Esteri

Ahou Daryaei una di noi, viva il coraggio per la libertà

La ragazza iraniana era stata immortalata in biancheria intima nel cortile dell’ateneo, un gesto di protesta contro il regime

Ahou Daryaei è la nostra Antigone. Ci sono dei pensieri che si stratificano, che arrivano a traboccare, ma non tracimano finché qualcosa non li provoca. Ci sono idee, leggi non scritte e tuttavia marchiate a fuoco dentro di noi che non ci permettono di fare altrimenti, c’è una libertà connaturata per la quale alcuni esseri eccezionali sono disposti a sacrificare la loro stessa vita. Si tratta di portavoce antichi e moderni, addirittura mitici che, come fiaccole eterne, indicano il cammino. Così è Antigone.

Per il re Creonte Polinice è un traditore, pertanto non è degno di sepoltura e punirà con la morte chiunque disubbidisca al suo volere, per Antigone invece è un fratello e lo ama alla stregua di Eteocle, dirà infatti in un celebre verso: «Non per odiare sono nata, ma per amare». Prende allora la decisione di contravvenire alle leggi della città di Tebe e di dargli sepoltura; la moralità di Antigone scaturisce da leggi diverse, innate, degli dèi «Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove».

Sofocle, in questa tragedia del V secolo a.C., mette in scena un’eroina che non rinuncia all’amore e alla pietà per suo fratello, sfida a viso aperto l’autorità e sacrifica la sua vita. Il mito antico, dunque, ci sussurra, dalle viscere della terra o dall’alto dei cieli, il potere rivoluzionario delle leggi non scritte che non hanno bisogno di essere approvate dall’uomo per essere vere; per di più a rivendicarle è una ragazza inerme e indifesa, consapevole della punizione che la attende, che agisce seguendo il suo assoluto imperativo morale e si ribella.

Oltre il mito, nella realtà iraniana, anche Ahou Daryaei si ribella a leggi ingiuste che prevedono una condizione di subordinazione della donna, allo hijab obbligatorio e protesta togliendosi i vestiti nel campus universitario di Azad a Teheran. Entrambe, Antigone e Ahou, rischiano la vita in nome della libertà. Che cosa farà Creonte, re della città di Tebe? La seppellirà viva. Che cosa farà Hossein Simai Saraf, ministro iraniano della scienza? La segnalerà alle autorità che, dopo averla arrestata perché “non ha osservato l’obbligo sul velo e ha infranto la legge”, la faranno ricoverare a forza in una struttura per “problemi psichici”.

Ahou Daryaei è la nostra Antigone. Giunge l’indovino Tiresia che avverte Creonte della contaminazione presente nella città e dei terribili avvenimenti che si preparano per la famiglia, il re decide allora di liberare Antigone, ma lei si è ormai impiccata. Allo stesso modo, integre e ribelli, sono morte anche Mahsa Amini, assassinata dalla Polizia Morale iraniana per non aver indossato correttamente te l’hijab, Nika Shakaram che ha manifestato a capo scoperto per Mahsa Amini, mentre Arezou Badri è rimasta paralizzata, colpita da un proiettile.

La magistratura della Repubblica islamica ha stabilito il rilascio dall’ospedale psichiatrico per Ahou Daryaei affermando che la ragazza è malata di mente, pazza. Ahou non ha possibilità di replica, ma per lei grida ancora oggi Antigone che, dopo il suo gesto, senza tema si rivolge a Creonte, tiranno della città: «E se ti sembra che mi comporto come una pazza, forse è pazzo chi di pazzia mi accusa».

Fiorenza Cirillo, 1° dicembre 2024

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