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Aiutiamo le donne sotto le dittature: facciamole studiare in Italia

L’appello a Meloni, Tajani e Bernini per portare le donne da Myanmar, Afghanistan e Iran a studiare negli atenei italiani

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È inaccettabile sotto il profilo morale, è triste sotto il profilo sociale, è deludente sotto il profilo politico che sia stato messo il divieto di accesso all’Università alle donne in paesi del mondo come il Myanmar, l’Afghanistan e l’Iran. L’avanzamento della cultura del progresso della conoscenza passa attraverso l’educazione e l’educazione superiore è da sempre il motore del progresso umano. Lo diceva già Ulisse millenni fa: “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza”.

In Italia sono state fondate fra la fine del 1200 e l’inizio del 1300 alcune tra le Università più antiche del mondo: La Sapienza, Perugia, Padova, mentre Cambridge veniva fondata in Inghilterra. Il divieto di accesso alla formazione culturale alle donne è ancora più grave se consideriamo il vecchio adagio: “Se educhi un bambino educhi l’uomo, ma se educhi una donna educhi una popolazione” perché è attraverso la cultura che la donna trasmette nella famiglia, che avanza la società. Occorre fare qualcosa di concreto. Propongo di mandare un breve messaggio su questo sito oppure al presidente del Consiglio Meloni, al ministro degli Esteri Tajani che è il depositario dell’iniziativa dello Stato italiano nei confronti del resto del mondo e al ministro della Ricerca e dell’Università Bernini, che è il depositario della gestione del sistema di formazione superiore in Italia che appoggi la proposta seguente.

L’importante è mantenere vivo il processo di tramandare la cultura, un po’ come il sacro fuoco delle vestali: non si deve spegnere il fuoco della cultura. Abbiamo visto le dittature feroci che bruciavano i libri in piazza. Ma la nostra civiltà si fonda sulla libera diffusione nelle società del pensiero filosofico letterario giuridico tecnico e scientifico. Se la storia insegna, dovremmo aiutare le donne di questi popoli a progredire perché possano continuare a svolgere un ruolo pieno nella società, di cittadinanza e partecipe della trasmissione della cultura.

La mia proposta è di accogliere immediatamente nel sistema universitario italiano le ragazze che vogliono venire a studiare nelle nostre facoltà da quei Paesi con il seguente semplice programma: abolizione delle tasse universitari; alloggio presso uno studentato universitario di tipo Adisu; viaggio rimborsato; un piccolo fondo mensile per la vita quotidiana. Chiedo quindi al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di fare un decreto straordinario e urgente – un dpcm – che:

1. dia impulso al ministro degli esteri Tajani di attivare le necessarie procedure per dare il visto di ingresso da Myanmar, Afghanistan e Iran;

2. dia impulso al ministro dell’Università Bernini di attivare le pratiche necessarie per l’iscrizione ai nostri programmi universitari a tutte le ragazze che le vogliono fare richiesta, fissando un primo contingente di 200 per l’anno accademico già iniziato 2022-23 con inizio nel secondo semestre di insegnamento e mille per il prossimo anno accademico 2023-24.

3. istituisca un fondo speciale per questa iniziativa che possa raccogliere donazioni private: in  primis da Eni, Enel, Banca Intesa, Unicredit – i cui amministratori delegati saranno sicuramente sensibili – visti gli extra-profitti comunque accumulati.

Del resto, i monaci amanuensi erano pochi, eppure in un momento di barbarie dell’intelletto del mondo medievale allora conosciuto riuscirono a tramandare la cultura che ancora oggi conosciamo oggi. Anche se questa mia proposta potesse far venire anche solo dieci ragazze in ogni università italiana, avremo la certezza che l’Italia è un grande Paese, orgoglioso di contribuire a non spegnere il progresso della cultura.

Andrea Bollino, 31 dicembre 2022