Al Corriere della Sera si son proposti di aggiornare i loro lettori sull’ambiente del pianeta e lo fanno con un inserto di 36 pagine abbinato all’edizione domenicale di quattro domeniche di fila. Orpo, mi son detto, son vent’anni che la scienza è mortificata, da organi d’informazione e sedicenti scienziati, sulla questione ambientale: chissà, forse il prestigioso quotidiano nazionale ripara i danni. M’ero illuso: la collezione di sciocchezze che vi ho letto nel primo libello di domenica 23 febbraio non sembra avere uguali. Vediamone solo alcune, ché vederle tutte richiederebbe un altro pamphlet. Mi chiedo solo perché lo fanno, ma non ho risposta.
Mi limito alle due pagine iniziali, firmate da tale Carlo Rovelli, presentato come la voce della scienza. Il fatto è che per quel che mi riguarda scienziato è chiunque, nella propria indagine del mondo, applichi il metodo scientifico. E ‘sto Rovelli scienziato non è, checché ne dicano al Corsera o in qualunque altro consesso, compresa la commissione che assegna il Nobel.
Incurante dell’emergenza sanitaria che è emersa col coronavirus, il giovanotto, inesperto, esordisce apoditticamente: «l’emergenza ambientale è grave», scrive. Certificata a suo dire da «ondate di calore, mega incendi, inondazioni e siccità». Senza scomodare né Noè col suo diluvio universale né ciò che ispirò a Vivaldi le Quattro Stagioni, gli consiglio di informarsi sulle cronache meteo del passato: scoprirà che non v’è alcuno degli eventi meteo elencati che, occorso oggi, non sia registrato dalle cronache del passato anche lontano.
Curiosamente Rovelli scrive emergenza “ambientale” e non emergenza “climatica”. Mi viene il sospetto che si vergogni a scrivere una tale fesseria. Il sospetto si tramuta in certezza quando più sotto (dis)informa i lettori osservando che l’Ue avrebbe dichiarato l’emergenza ambientale. Eh, no: quei fresconi di Bruxelles hanno dichiarato l’emergenza climatica. Alla fine, però, non può mantenere a lungo ‘sto gioco a nascondino e il nuovo paragrafo lo comincia così. «Il punto sul clima, etc. etc.», saltando così, come una qualunque Gretina, di palo in frasca, cioè dalla questione ambientale a quella climatica.
Anche Rovelli, come Greta, auspica zero-emissioni entro il 2050. Ma come tutti gli esperti il giovanotto non s’azzarda a dire come egli perseguirebbe il fantasioso obbiettivo. Siffatti esperti mi rammentano i medici al capezzale di Pinocchio che… beh, avete capito. Dicono che Rovelli sia un fisico: facesse l’aritmetica, allora! Il giovanotto, in realtà, non scrive nulla che venga dal suo cervello: si limita a invocare una inesistente comunità scientifica, nonché ripete a pappagallo quel che da anni, all’ossessione, ripete l’Ipcc.
Chiariamo questo punto: non esiste alcuna comunità scientifica che, in quanto tale, abbia l’autorità a dire alcunché. Nella scienza esistono solo i fatti. Per intenderci: i no-vax sbagliano non perché fior di scienziati li sconfessano, ma perché i fatti ce lo dicono. Il vaiolo è stato debellato, quand’io ero piccolo si avevano in Italia quasi 100 mila casi di morbillo l’anno con 20 morti per ogni 1000 bambini nati, mentre nel 2018 i casi di morbillo in Italia furono 2500 e 8 decessi in tutto.
Il giovanotto continua il proprio anatema prefigurando il compimento di un’estinzione di massa. Dico compimento perché per lui l’estinzione di massa è già cominciata. Non appare subito chiaro chi si starebbe estinguendo, ma continuando a leggere si scopre che trattasi delle ranocchie della Costa Rica. Aspettate a ridere e ingoiate il sospiro di sollievo: l’estinzione delle ranocchie è solo il disequilibrio ecologico che, secondo la testa d’uovo, «spazzerà via l’umanità in un attimo». Intendiamoci anche ora: l’umanità si estinguerà. Ma non sappiamo come e certamente non come dice ‘sto Rovelli.
Il quale insiste, come tutti peraltro, che i cambiamenti odierni avverrebbero con accelerazione senza precedenti. Gli suggerisco di recuperare i dati di temperatura globale degli ultimi 150 anni (hanno un andamento generalmente, ma non sempre, crescente) e di calcolarsi l’accelerazione delle temperature: potrà rendersi conto coi propri occhi che la curva “accelerazione” ha valor medio zero. Cioè non v’è alcuna accelerazione.
I fisici non capiscono un’acca di economia, e Rovelli non cambia la regola. Però assicura che il Green New Deal della Ue è una conveniente opportunità economica. Ora d’economia non ci capisco neanche io, ma se una cosa è un affare, se è veramente un affare, essa viene fatta e basta, perché là fuori c’è tanta gente danarosa che non aspetta di meglio che far affari. Per dire: non c’è stato bisogno che tutti i Paesi del mondo si riunissero 25 volte per decidere di sviluppare la telefonia mobile, vero professor Rovelli? La verità, caro professore, è che se lei solo facesse l’aritmetica, scoprirebbe che il Green New Deal è una colossale truffa a danno di tutti noi e con profitti, enormi profitti, per i pochi truffatori. La prego, faccia l’aritmetica, e capirà perché le Cop sono fallite 25 volte (fallirà anche quella di quest’anno a Glasgow).
Il Nostro conclude consigliando, a chi vuole approfondire, il libro di un tizio francese, tale Barrau, che si dichiara egli stesso inesperto delle cose che scrive nel libro. Ma, assicura Rovelli, Barrau sarebbe sì inesperto, ma scrive da «scienziato capace di riconoscere le competenze, che riflette, ha dubbi e si pone domande difficili». Io mi riconosco in Barrau, ma sono giunto a conclusioni opposte. Chi ha ragione? Non lo so, ma fate voi: il protocollo di Kyoto è fallito, il 20-20-20 della Ue pure, e siamo alla 26ma Cop.
Rovelli conclude con la seguente frase di Barrau: «Siamo sempre più numerosi. La soluzione evidente e unica sarebbe alla portata di un bambino di cinque anni, ma non osiamo guardarla in faccia». Forse ci siamo… Qual è ‘sta soluzione? Tenetevi forte: «Collaborare, condividere». Siamo al limite dell’omertà: quella di Rovelli non è coscienza ambientale, ma incoscienza scientifica.
Franco Battaglia, 27 febbraio 2020