Rispondere alle esigenze, accorate, drammatiche, di un utente in una situazione drammatica è una perdita di tempo. La zia “personaggio pubblico” non è una tenera, non una che si lascia mettere sotto: “Mi dica chi è il responsabile diretto”. “Uhm… ah… er… Asl Roma 1… eeeeh, adesso nun lo trovo, dovrei vedere…”. “Non lo trova? Come, non lo trova?”. “Aaaah… ehhhh… non so chi sia, dovrei cercare”. “Non lo sa? E si informi, cerchi, io aspetto qui”. “No, adesso no. Riprovi più tardi”. “Riprovo? Come sarebbe riprovo?”. “Riprovi, riprovi, la saluto”. E mette giù.
Questa è la lurida, ignobile, infame burocrazzia sanitaria pubblica italiana, laziale, romana, piddina, zingarettiana. Quella che davanti a un giovane disagiato, immunizzato, che ha bisogno di socializzare, di evadere dal suo inferno come di respirare, non cede. “Signora non deve convincere me, faccia quello che le pare, denunci, non so che dirle”. Dura burocrazzia, sed miserabile. “Stamo a perde tempo tutti e due”. Il giovane non partirà. Ma la colpa, a pensarci bene, non è neanche dei raccomandati romani a tutti i livelli, della filiera burosanitaria controllata dal Politburo piddino. La colpa di questo porcaio è dei vari Draghi, Speranza, di chi lassù li ama e li protegge, e di chi vomita regolamenti e decreti punitivi in sé e destinati a venire interpretati in modo ancora più illegittimo.
Quanto a dire il sistema Piddì, che coi disabili, i deboli, i diversi, i discriminati ci si riempie la bocca. Per mangiarli (e mangiare) meglio. Ovviamente siamo in possesso della telefonata.
Max Del Papa, 2 agosto 2021