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“Al ristorante 20 metri cubi a cliente”. L’ultima follia burocratica

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Già costringere i ristoratori a misurare col righello le distanze tra i tavoli sembrava una follia. Un bizantinismo cui vanno aggiunte le decine di regoline, più e più volte modificate dal Cts, che hanno trasformato l’emergenza pandemica in una giungla burocratica. Ma le disposizioni che dovranno affrontare i poveri imprenditori sardi sanno di delirio normativo. Sentite qui: per riaprire le sale al chiuso, il governatore Solinas pare abbia prescritto che ogni persona debba avere a disposizione “20 metri cubi di aria e un tasso di ricambio dell’aria non inferiore a 0,5”.

Cosa significhi esattamente, non è dato ancora saperlo. Una fonte regionale ben informata ci assicura che in serata dovrebbe arrivare una “nota esplicativa”. Fatto sta che il calcolo sul tasso di ricambio d’aria non sarà faccenda semplice. Secondo Confesercenti Sardegna, “ciò significherebbe, calcolatrice alla mano, che in un locale di 100 metri quadri e con tre metri di altezza, potranno essere occupati a tavola solo 15 posti”. Un colpo basso. I ristoratori sono già pronti a chiamare gli ingegneri, con ovvio esborso economico. Perché una cosa è spostare un tavolino di qualche centimetri, un’altra mettersi a conteggiare le particelle di ossigeno puro all’interno di un locale. Dopo mesi in zona rossa, arancione e gialla, con chiusure, regole pazze, tavoli solo da quattro e tutto il resto, beh: i metri cubi sono davvero troppo.