Al Tg3 le “bimbe orfane” di Sinwar: pago il canone per quel tweet?

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Sinwar TG3

Il buco è fetido e la toppa è lurida. Gira per i social un tweet incredibile, a firma Rai3, in cui si celebra il martirologio del compagno Sinwar, qualcosa che va oltre le colonne d’Ercole del delirio: qualcuno, sotto, ha ironizzato: “Dopo un aspro braccio di ferro con Hamas, che lo giudicava troppo estremista, la spunta il tg3”. A leggerlo, suona effettivamente da scappati da un manicomio: “Dopo aver ucciso Sinwar, rendendolo un martire agli occhi di milioni di persone, Israele tenta di screditarne l’immagine diffondendo un video in cui il leader di Hamas e la sua famiglia si mettono al sicuro in un tunnel prima della strage del 7 ottobre”.

Già solo a trascriverlo si fa fatica, ci si vergogna un po’. Si è vergognata anche Rai3, se non altro di facciata, visto che appena possibile ha asciugato il liquame, solo che, essendo giornalisti della televisione dei raccomandati di Stato, questi ignorano che, fatto il vomito, non c’è modo di rimuoverlo, “la Rete non perdona”: tra i più tempestivi, quella santa carogna di Riccardo Puglisi che, avendolo “salvato”, il tweet della miseria umana, ha preso a mitragliarlo senza pietà: e più quelli si arrampicano sui vetri insaponati con le ditine topestri unte di grasso, più lui insiste. Allora ci hanno messo la toppa, se possibile più ignobile, e non era facile: “Questa mattina è stato postato un tweet del Tg3 che accompagnava il link a un nostro servizio sulle nuove immagini diffuse da Israele del capo di Hamas, Yahia Sinwar, durante preparativi per la strage del 7 ottobre. Il servizio spiegava anche che con la diffusione di queste immagini Israele intendeva contrastare i tentativo in corso di dipingere Sinwar come un martire, invece che un terrorista. Purtroppo il testo del tweet è stato scritto in modo frettoloso, totalmente errato e fuorviante rispetto alle nostre intenzioni. Ce ne scusiamo con i nostri telespettatori e lettori e con chiunque si sia sentito offeso. Tg3”.

Tanto fasulle le scuse quanto sincero il presupposto, perfino freudiano. Testo frettoloso? Ma va là! Arrivano ad ammettersi analfabeti, ma questo sarebbe troppo perfino per dei somari patentati. Quello che è notevole, in effetti, è scoprire che probabilmente i testi dei tweet del Tg3 li scrivono a otto mani, con stile da ottomani: l’apprendista scrittora Cecilia Parodi, sedicente “bimba di Sinwar”, quella che lo piange a dirotto; Elena Basile; Francesca Albanese; Donatella de Cesare. Supervisione a cura di Chef Rubio.

Ti conosco, mascherina rossa: tu puoi girartela come ti pare, ma immediatamente sono grandinati vostri precedenti da utenti rompicoglioni se vuoi ma attenti, fin troppo (la Rete non perdona): i vostri commenti son sempre a senso unico, sempre quella velata complicità coi propal che finalmente si possono chiamare proHamas, dopo il (sendero) luminoso twittino del Tg3 di “TeleMeloni”.

Ed è inutile scomodare termini come bufera, polemica, sorpresa, ma quale sorpresa? Qui è tutto alla luce del sole una volta usciti dal tunnel del nascondimento (del compianto compagno Sinwar): ma a chi vogliono darla a bere, questi? Sono tante, le bimbe oggi orfane e non solo del boss di Hamas, pure di quello di Hezbollah et similia, sono tante e nel tg3 che si scusa “con chiunque si sia sentito offeso” trovano la loro voce. Mentre i media di tutto il mondo si costernano e compatiscono: “Ecco come la Rai italiana informa sulla eliminazione di uno dei peggiori terroristi al mondo”. Non uno solo, la faccenda sta facendo il giro del mondo, basta farsi un giro per i suddetti social, è tutto uno scoppiettare di reazioni incredule. Grazie Rai, grazie Tg3, grazie di tutto, è una goduria pagare il canone. Sarebbe da fare, metaforicamente, una grandinata di teste che cadono, ma siamo in Italia, cumbà, accà nessuno è responsabile di niente, poi ci stanno le loggiche polidighe, ce sta er costume, ‘a Rai de questo e quell’artro, insomma amo capito. Anche come va a finì, amo capito.

Non finisce mai, è tutto sempre uguale ed è banale.

Noi, peraltro, una buona ragione per tanto cordoglio e tante lacrime d’islamiche prefiche, più “pre” che altro, la troviamo pure: la moglie, o una delle mogli, non si è capito, del “leone” Sinwar, leone da fogna, si era portata nel rifugio tra le sue cose più care una borsa di Hèrmes da 40mila euro: l’Occidente fa schifo finché non te lo puoi permettere, l’Occidente è Satana ma a tracolla ci sta d’incanto, anche col velo da capo a piedi. Un bijoux akhbar. Da cui il cordoglio delle “bimbe”, quel melange di solidarietà e invidia, con un retrogusto di impalpabile preoccupazione: oddio, che fine avrà fatto, la preziosa borsetta? Roba da gnome a pugnochiuso, noi puffe siam così, noi siamo tutte rouge, puffiamo su per giù, cazzat* e ancor di più. Vedi la compagna Ilaler che non occupa più, passa a ritirare il bonifico della Bce una volta al mese, sian lodati Draghi, Christine e Ursula sempre sian lodati.

A proposito, riassumendo: nel giro di poche ore una giudice rossofuoco blocca tutti e 12 i trasferimenti di clandestini in Albania; chat di magistrati in cui si teorizza serenamente che bisogna “far fuori la Meloni” ma “è più difficile che con Berlusconi” non avendo ella imperi da difendere; un telegiornale di Stato piange la scomparsa di uno dei più infami boia della terra, uno che si nascondeva tra i bambini, che usava i bambini come scudi di carne, uno che voleva i massacri di bambini palestinesi, per provocazione, e di bambini israeliani, per odio (e le sue bimbe si contorcevano in irrefrenabili orgasmi); una pluripregiudicata attualmente imputata per tentato omicidio in Ungheria, eletta europarlamentare, va in visita con la scorta in un centro sociale terroristico dove si pratica la lotta armata. Tutto questo, sia lecito ripeterlo, nel giro di poche ore di un week-end allucinante. Houston, abbiamo un problema. È il fascismo, eh, sì, proprio così, lo dicono anche nella chat di Giannini.

Max Del Papa, 21 ottobre 2024

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