Il clima tra governo e magistratura è a dir poco rovente. Le sentenze dei giudici – sempre contrarie alla linea dell’esecutivo di Giorgia Meloni – sono finite nuovamente al centro del dibattito per il piano Albania, invidiato da mezza Europa ma bocciato dalle toghe. Una decisione pregiudiziale, ma non ultimo scandalo della vicenda. Sì, perché ieri Il Tempo ha reso nota una mail choc di Marco Patarnello, sostituto procuratore della Cassazione, destinata ai colleghi di Magistratura Democratica, corrente a cui appartiene anche Silvia Albano, la giudice che ha firmato la sentenza sui Cpr in Albania. Ma c’è chi dice no: è il caso di Magistratura Indipendente.
Andiamo per gradi. Nella mail sopra citata Patarnello aveva invocato unità alla categoria per fermare l’azione della maggioranza. “Meloni è un pericolo, più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio”, le affermazioni vergognose del vicesegretario di Md, che aveva posto l’accento sull’assenza di “inchieste personali a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte e più pericolosa la sua azione”. Immediato l’intervento dell’Anm con il presidente Giuseppe Santalucia, mirato ovviamente a smontare il caso con il solito ritornello delle “maliziose interpretazioni”: “Nessun magistrato ha mai detto di voler porre rimedio all’azione del presidente del Consiglio. Non cerchiamo alcuna contrapposizione”.
Di “reazioni esorbitanti” parla invece Magistratura Democratica, che smentisce qualsivoglia complotto contro il governo. Evidentemente non hanno letto la mail di Patarnello e hanno dimenticato le sentenze degli ultimi due anni, dal dl Cutro al già citato piano Albania. La mail riconoscerebbe alla Meloni del Consiglio “di non muoversi per interessi personali, ma in base a una visione politica che è politicamente forte e sostenuta da una maggioranza forte; che la sua visione della giurisdizione non è condivisibile e mette in discussione l’assetto costituzionale; che i magistrati non devono fare opposizione politica, ma essere uniti e fare chiarezza su quello che può compromettere i diritti dei cittadini”. E, ancora, la mail per i togati corrisponderebbe a una semplice “esigenza di discussione pubblica, che in una democrazia costituzionale è necessaria”.
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E arriviamo alla presa di posizione di Magistratura Indipendente, che a differenza dei colleghi democratici non sono schierati con nessuno. Come del resto dovrebbe funzionare per qualsiasi giudice, ma questo è un altro discorso. In una nota diffusa in mattinata, le toghe neutrali hanno rimarcato che “le recenti affermazioni di un collega, che hanno avuto ampia risonanza mediatica, ci impongono una riflessione che, senza alcun intento polemico, è essenziale per la vera salvaguardia dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura”, sottolineando che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura passa attraverso il rispetto delle istituzioni.
Per Magistratura Indipendente “il presidente del consiglio dei ministri, di qualsiasi partito politico, non è mai un avversario da fermare o da combattere, ma un interlocutore istituzionale da rispettare. Sempre“. Deflettere da questo principio significa indebolire la funzione giudiziaria compromettendone il ruolo e la funzione costituzionale, il j’accuse: “Essere e apparire indipendenti è la prima condizione per la credibilità della magistratura che mai deve essere coinvolta nelle contingenti vicende e contrapposizioni politiche. Di questa sensibilità, condivisa da moltissimi colleghi, vogliamo essere chiari e coraggiosi interpreti, difendendo sempre l’indipendenza della giurisdizione”.
Uno scontro tra toghe alla luce del sole, una presa di distanze fondamentale in una fase storica come quella attuale. Noi non siamo come loro, il messaggio degli Indipendenti, che rappresentano quell’ampia fetta di magistrati privi di orientamento politico.
Franco Lodige, 21 ottobre 2024
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