Conobbi Aldo Canovari trent’anni fa. Avevo appena concluso in Francia il mio dottorato e stavo iniziando a occuparmi di teoria libertaria, anche recuperando alcune radici di questa versione particolarmente coerente del liberalismo, che nega ogni legittimità al potere in ragione della dignità dell’umano. Avevo scoperto l’esistenza di una piccola casa editrice nata da poco, Liberilibri, e quindi suggerii ad Aldo di pubblicare un’antologia di scritti di Frédéric Bastiat e Gustave Molinari, che sarà intitolata Contro lo statalismo.
Fu l’inizio di un bel rapporto, perché Aldo – nella sua magnifica Macerata – era al tempo stesso un uomo riservato e affettuoso, anti-retorico e generoso. E così con lui in seguito pubblicai altre cose, mentre vedevo le sue collane crescere e arricchire il panorama italiano di una serie di autori e libri che nessuno, prima, aveva mai osato proporre.
Un suo tratto che mi piace ricordare, ora che se n’è andato, è il suo infinito amore per la libertà, e per una libertà radicalmente intesa: oltre ogni dogma e potere. Anche se formatosi sui testi di economia, egli considerò sempre il libertarismo come la naturale confluenza di questioni morali, giuridiche, istituzionali, filosofiche. Non a caso nella biblioteca che ha costruito uno spazio rilevante è riservato ai volumi in difesa della giustizia e contro il giustizialismo, in difesa del diritto e contro il legalismo. La sua ostilità nei riguardi di chi pretende di governare i propri simili univa il rigetto della rapina fiscale e la contestazione dello Stato terapeutico, l’insofferenza nei riguardi della burocratizzazione della società e la difesa dei diritti inviolabili di ognuno.
Oltre a ciò, egli aveva un gusto estetico squisito. I suoi libri sono unici anche dal punto di vista editoriale, perché sono eleganti, raffinati, indubbiamente belli. E questa attenzione alla bellezza la si ritrova anche in quei molti volumi del suo catalogo che escono dal campo della battaglia delle idee liberali in senso stretto, ma esplorano la dimensione narrativa. Perché oltre a Murray Rothbard, Bruno Leoni, Carl Menger e Lysander Spooner, nel catalogo Liberilibri compaiono pure talune opere di Jean Racine, Massimo Bontempelli, Maksim Gor’kij, Herman Melville, Henry James e altri.
Se Aldo non fosse stato l’uomo fuori dall’ordinario che è stato, le cose sarebbero andate diversamente. In fondo, egli gestiva un’azienda (Ama srl) attiva nel settore della distribuzione degli idrocarburi. Se non avesse avuto quella passione per la libertà e quella voglia di fare, sarebbe stato un borghese della provincia marchigiana come tanti altri. E invece, a un certo punto, ha deciso di combattere una battaglia straordinaria nel mondo delle idee: destinando soldi, energie, tempo e attenzione a ogni sua creatura. Ha avviato un’avventura formidabile che altri, ne siamo certi, sapranno proseguire.
In effetti, ora che ci ha lasciato si rimane sbalorditi quando si prova a sfogliare il ricchissimo catalogo della casa editrice, che ormai include quasi trecento volumi. Avendo pubblicato con lui, so quanto egli fosse attento a ogni piccolo aspetto e come sapesse curare tutti i dettagli delle pubblicazioni. Questa ricca raccolta di titoli e autori, allora, è il monumento formidabile che Aldo ha voluto costruire – ogni giorno, con tenacia, con passione – per favorire un futuro migliore: con meno sbirri e ladri di Stato.
Carlo Lottieri, 11 febbraio 2023