Pubblichiamo la rubrica A fil di rete curata da Aldo Grasso sul Corriere della Sera del 7 giugno 2023
Nicola Porro ha detto di no alla Rai, ha giurato fedeltà a Mediaset e, in cambio, ha avuto ospite in studio il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sto scherzando, ovviamente, non c’è alcun nesso di causalità fra le due cose. È pura casualità. Però Porro avrebbe fatto molto comodo alla Rai: a parte il peso di Daniele Capezzone (che lui usa come un provocatore), è il conduttore che a Viale Mazzini non c’è: di destra ma non fanatico. In questi anni, poi, ha migliorato non poco il suo modo di condurre. Ricordo una frase di Carlo Freccero, quando Porro conduceva «Virus» su Rai2: «È bello, intelligente, con un’agenda ottima. Appartiene alla categoria di quelli che vanno in vacanza a Saint Tropez e che non sentono dal profondo la pulsione animale».
La «pulsione animale» deve essere quella cosa che nel mondo del calcio si chiama «fame»: la determinazione di chi vuol risalire la china. Adesso è più risoluto, tanto da sdoppiarsi in un altro da sé (in «Zuppa di Porro» sembra la versione liberal di Mario Giordano). A «Quarta repubblica» (Rete4), con il presidente del Consiglio dimostrava una certa familiarità, tanto che a un certo punto Meloni l’ha chiamato per nome «Vedi, Nicola…». Forse adesso usa così, nei negozi ti danno del tu. È stato anche molto abile nel porre domande «alzando la palla», come si dice in gergo, in modo che Meloni potesse schiacciare a rete (la pallavolo è solo una metafora). Esempio: Porro non dice «siete un po’ autoritari», dice «la sinistra vi accusa di essere autoritari».
Facile la risposta «La sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa: se Fazio decide di lasciare la Rai, se alla parata del 2 giugno i militari alzano la mano per salutare la tribuna, se ti lamenti che qualcuno abbia impedito al ministro Roccella di presentare al Salone del Libro un libro sulla sua famiglia». Sempre a parte Capezzone, non capisco come Porro possa avere una certa sintonia con Ginevra Bompiani (immagino che la inviti solo per scopi utilitaristici, per accendere il dibattito). Sull’invasione russa, Bompiani è la versione colta e snob di Giulietto Chiesa, quelli che «Zelensky è un criminale».
Aldo Grasso, Corriere della Sera 7 giugno 2023