All eyes on Rafah, prima dell’apericena

La catena di Sant’Antonio per la Palestina ennesimo esempio di ansia sociale da protagonismo. Ma è ridicolo pubblicare una story sulla guerra per poi passare allo Spritz

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all eyes on rafah

Su Instagram, persino una guerra riesce a diventare una catena di Sant’Antonio da condividere tra una story e l’altra. La FOMO (acronimo di “Fear of missing out”, letteralmente paura di essere tagliati fuori) è uno dei disturbi sociali che i social network hanno donato ai propri utenti: quando succede qualcosa di più o meno rilevante, abbiamo la fisiologica necessità di mostrare agli altri di essere coinvolti. E cerchiamo di saziare la nostra ansia sociale, alimentando il calderone dei contenuti nel tentativo di mostrarci protagonisti, o alla peggio comprimari. Questo succede con gli eventi sportivi, con gli spettacoli, con le serie TV.

Nelle scorse ore però, la FOMO è riuscita a far partire una vera e propria catena di Sant’Antonio su un tema molto più delicato: la guerra a Gaza. In milioni hanno infatti ri-condiviso un’immagine creata dall’intelligenza artificiale con scritto “All eyes on Rafah”. E benché le intenzioni dei più saranno sicuramente positive e con la volontà di accendere un faro sulla situazione, non si può fare a meno di notare quanto sia certamente ridicolo e forse anche disumanizzante pubblicare una story su una guerra e poi passare ai contenuti di sempre, agli aperitivi con gli amici o alle foto della cena.

Ogni giorno i contenuti si fanno sempre più cruenti e ogni giorno aumentiamo la nostra resistenza nel prendere visione del dolore. E il fatto che un’immagine di un’IA sulla guerra sta spopolando, forse non dimostra solo un’attenzione nei confronti del tema, ma evidenzia anche una sempre più grande assuefazione alla guerra.

E così, anziché essere costruttivi sul tema, si finisce per banalizzarlo, condividendo un immagine che scomparirà dopo 24h, lasciando poi spazio alle stories di sempre. Nel vano tentativo di poter millantare di essere stati sensibili alla vicenda, andando a dormire sereni, nelle nostre tiepide case.

Alessandro Bonelli, 30 maggio 2024

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