Alla faccia della libertà di stampa. Il post choc dell’autore Rai sulla figlia di Meloni

Bufera su un autore di “Affari Tuoi” per un “meme” sui social sul viaggio in Cina del presidente del Consiglio

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In un’era in cui le piattaforme social giocano un ruolo cruciale nella diffusione delle opinioni personali, ogni dichiarazione che emana da personaggi noti o legati ad enti pubblici come la Rai assume un peso significativo, spesso diventando motivo di acceso dibattito. Una tale situazione si è verificata di recente, quando Riccardo Cassini, autore per il programma “Affari Tuoi”, ha scatenato una tempesta mediatica a seguito di un post su Instagram che recava l’affermazione “La mamma dei fascisti è sempre in Cina“, facendo chiara allusione al viaggio a Pechino della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Questa frase ha immediatamente catalizzato l’attenzione, generando un’ampia gamma di reazioni tra il pubblico e i politici, in particolare all’interno del partito Fratelli d’Italia. Raffaele Speranzon, senatore FdI e membro della commissione di Vigilanza Rai, ha prontamente criticato il commento di Cassini, definendolo “di cattivo gusto” e “vergognoso”, e condannando la natura “violenta” della dichiarazione. Anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha espresso un forte disappunto, sottolineando l’importanza per i dipendenti del servizio pubblico di mantenere una certa neutralità, evitando espressioni che potrebbero mettere a rischio tale imparzialità. “Si è oltrepassato il limite – attacca la senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli, componente la Commissione di Vigilanza Rai – Il post di tale Riccardo Cassini, tra gli autori del programma ‘Affari tuoi’, è vergognoso oltre misura contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la sua piccola Ginevra. L’autore, commentando il viaggio a Pechino del presidente del Consiglio, ha scritto: ‘La mamma dei fascisti è sempre in Cina’. È inaudita tale violenza verbale anche nei riguardi di una bambina che non merita tutto questo. Ci auguriamo che la sinistra prenda le dovute distanze da queste parole”.

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A fronte di queste reazioni, la Rai non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali. Per carità: per noi brutti e puzzolenti liberali tutto (o quasi) è lecito a questo mondo. Anche scherzare sulle donne che si truccano (vedi il caso Olimpiadi) o su Giorgia Meloni. Però quando accaduto merita una riflessione: in questi giorni è esplosa la polemica sulla “libertà di stampa” in Italia dopo i report della Commissione Ue prima e di un istituto di ricerca poi. Dossier che il governo ha rispedito indietro considerandoli “di parte”, non fosse altro perché uno di questi citava tra le fonti cronisti appartenenti solo alla stampa “di sinistra” o comunque avversa all’esecutivo. Vedi il Fatto, il Domani, Repubblica e La Stampa. Se la Rai fosse davvero Telemeloni, disegnato come una sorta di regime dove chi non la pensa di destra viene messo ai margini, com’è possibile che l’autore oggi finito nella bufera fosse ancora al suo posto e non in esilio a La7 o sul Nove? Delle due, l’una: o Telemeloni non esiste (risposta esatta); oppure mi sa che il presunto censore non fa bene il suo lavoro.

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