Premessa necessaria. Fondamentale. Non rimandabile. L’intervista a Ilaria Salis andava fatta, perché è la donna del momento, perché tutti ne parlano, perché è uscita dal carcere ed è tornata in libertà in Italia da neo europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra. Dunque, bene ha fatto il Tg3 ad andare a casa di un amico dell’ex detenuta per sottoporle alcune domande e strappare così alla concorrenza la “prima” intervista video dell’ex (ex?) militante dei Movimenti per la casa.
Lo spunto di riflessione però è un altro. Da mesi non si parla altro che di Telemeloni, della censura imposta dall’alto ai giornalisti del servizio pubblico, di Saviano, di Scurati, di Serena Bortone eccetera eccetera eccetera. Non solo i dati di presenza nei tg affermano che l’occupazione nei fatti non esiste, anche se forse non è manco Teleopposizione come sostiene esagerando l’ad Roberto Sergio. Ma basterebbe accendere un po’ la tv per capire che tutto sommato se la destra sta davvero imponendo la sua agenda politica all’informazione pubblica con la forza con cui viene denunciata dalla sinistra allora lo sta facendo davvero male. L’intervista ad Ilaria Salis ne è la prova provata.
Perché insomma: come non s’era mai visto un regime che acquista i biglietti del treno e prenota l’hotel allo Scurati di turno che intendeva censurare, allo stesso modo non s’è mai visto un Minculpop che lascia libertà al direttore di un telegiornale di regalare quattro lunghi minuti di microfono alle neo deputata, peraltro senza chiederle conto seriamente delle occupazioni di case popolari, del suo strano concetto di legalità e neppure di spiegare le sue condanne passate in giudicato o come mai andò in Ungheria per combattere (al netto delle accuse, da dimostrare) i neonazi.
Invece, per dire, nella Rai soggiogata alla destra di potere i cronisti sono obbligati a formulare domande di questo tipo: “A Strasburgo lei che è una militante antifascista arriva proprio quando la destra estrema rialza la testa in tutta Europa: come si fa ad arginare questa deriva?”. La premier si fidi del sottoscritto: licenzi il sottosegretario con le deleghe alla censura di Telemeloni, perché nel suo lavoro fa proprio schifo.
Giuseppe De Lorenzo, 25 giugno 2024