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Allarme dalla Francia sui “baby trans” - Seconda parte

Un problema globale

Il problema, però, non è limitato ovviamente alla sola Francia. In Scozia, ad esempio, il governo ha emesso ad agosto nuove linee guida per l’inclusione Lgbt, in base alle quali i bambini, a partire dai quattro anni d’età, potranno cambiare nome e genere a scuola senza il consenso dei genitori. Due anni fa, inoltre, un’inchiesta del Times rivelò presunti abusi sui bimbi inglesi da parte del Gids (Gender Identity Development Service) il servizio di sviluppo dell’identità di genere della Fondazione Tavistock & Portman. “È in corso un esperimento di massa sui bambini, i più vulnerabili – avrebbero dichiarato i medici che si sono licenziati dall’ente denunciando le pressioni della clinica per avviare al percorso di transizione il più gran numero di bambini possibile dopo sedute di sole tre ore – bimbi che hanno avuto problemi di salute mentale, abusi, traumi familiari. Ma a volte questi fattori vengono semplicemente insabbiati”.

A questa clinica sarebbero arrivati ben 2.519 tra bambini e adolescenti, di cui il più giovane a solamente 3 anni di età. Fra loro c’era anche Keira Bell, una ragazzina che, stando ai suoi racconti, nel giro di tre soli appuntamenti alla Tavistock cominciò ad assumere ormoni, a subire iniezioni di testosterone e operazioni chirurgiche, iniziando il processo di transizione, salvo poi cambiare idea qualche tempo dopo (quando era ormai troppo tardi) e portando quindi la clinica in tribunale. Nonostante nel 2020 l’Alta Corte britannica le avesse dato ragione, la sentenza è stata ribaltata recentemente dalla Corte d’appello e ora la parola passerà alla Corte Suprema a cui la Bell ha presentato ricorso.

Bisogna fermare questa follia

Il tema è ovviamente molto delicato. Certamente esisteranno anche realtà serie che portano avanti queste pratiche seguendo le linee guida internazionali che prevedono interventi medici da effettuarsi per fasi graduali, ognuna della quali deve essere accompagnata da un’attenta e approfondita valutazione dal punto di vista psicologico, famigliare e sociale del paziente e che prima di arrivare all’irreversibilità del processo ci siano diversi step intermedi in cui la persona può decidere di tornare sui suoi passi. Ma il fatto che sempre più medici e intellettuali esperti nel campo decidano di denunciare la non spontaneità del fenomeno e le troppe parti in causa interessate, getta un’ombra piuttosto fosca su queste pratiche e sugli scenari futuri. I bambini sono ciò che di più sacro esista al mondo ed è necessario l’impegno di tutti per difenderli da chi se ne approfitta per ragioni politiche o di business. 

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