Ventinove punti conquistati sui trentasei disponibili, striscia aperta di cinque vittorie consecutive e di sette partite senza sconfitte. Diciannove gol fatti e appena sette subiti (solamente l’Inter ha fatto meglio con 6 reti incassate) e secondo posto solitario in classifica a due lunghezze dai nerazzurri con i quali si prospetta un derby d’Italia infuocato alla ripresa dopo la sosta per le Nazionali. Se a questi numeri aggiungiamo il fatto che la porta bianconera è rimasta inviolata in ben otto match su dodici e che dei sette gol incassati, quattro sono arrivati nella sola partita in trasferta con il Sassuolo, non si può non evidenziare la portata di quanto fatto dalla Juventus di Massimiliano Allegri in questo primo scorcio di stagione.
Su questo avvio in grande stile dei bianconeri appare evidente l’impronta del tecnico. Spesso criticato e più volte messo in discussione, il tecnico livornese – forte dei risultati ottenuti sul campo – sta vivendo un periodo eccellente, rilanciandosi alla grande in prima persona ed allo stesso tempo guidando la Juventus fino ai piani alti della classifica. E pensare che i primi due anni dell’Allegri-bis erano stati piuttosto deludenti e che con ogni probabilità, a fronte di quei risultati insoddisfacenti, un allenatore di diverso profilo e pedigree sarebbe stato esonerato senza troppe remore. Paradossalmente una serie di fattori contingenti hanno contribuito a “blindare” la sua posizione permettendogli di rimanere aggrappato alla panchina bianconera: da un lato le vicende societarie (culminate con una rivoluzione nell’organigramma del club) e quelle extra sportive (con tanto di penalizzazione inflitta alla Vecchia Signora) hanno in parte spostato l’attenzione rispetto a quanto succedeva sul campo con lo stesso Allegri a doversi barcamenare in un contesto quantomeno disordinato e caotico. Allo stesso tempo la presenza di un contratto lungo (scadenza nel 2025) con cifre da capogiro (stipendio lordo attorno ai 13 milioni di euro annui) avrebbero reso a dir poco sanguinoso per le casse bianconere un divorzio anticipato dal tecnico, fungendo così da perfetto deterrente rispetto all’ipotesi di un esonero.
Che quella in corso potesse essere la stagione della svolta sia per l’allenatore che per la Juventus era un’ipotesi quanto mai realistica e verosimile; in tempi non sospetti avevamo sottolineato come i bianconeri avessero tutte le carte in regola per lottare per lo scudetto, forti di una rosa molto competitiva e del potersi concentrare esclusivamente sul campionato senza la “distrazione” delle coppe europee. Quanto visto in questa fase iniziale non fa che alimentare i sogni di gloria bianconeri con la Juventus che ad oggi sembra l’unica squadra in grado di contendere il titolo di Campione d’Italia all’Inter di Inzaghi. In molti contestano ad Allegri uno stile di gioco fin troppo remissivo (quasi ai confini del “non gioco”) e raramente spettacolare. Non di rado l’approccio è quello che una volta si sarebbe definito da squadra “provinciale” in cui si preferisce lasciare l’iniziativa all’avversario giocando più di rimessa che in modo propositivo.
La solidità del reparto difensivo e l’efficacia di uno Szczesny in grande spolvero (disfatta con il Sassuolo a parte è stato finora semplicemente sontuoso) rappresentano alcuni dei punti di forza della Juve targata Allegri; allo stesso tempo non si possono non evidenziare l’encomiabile predisposizione al sacrificio di tutta la squadra (talvolta costretta a “subire” e a “resistere” all’onda d’urto dell’avversario per lunghi tratti del match) nonché l’abilità nel capitalizzare al meglio le opportunità create e traendo il massimo beneficio dagli episodi chiave. Emblematico in questo senso è l’esempio della partita di San Siro contro il Milan con i rossoneri che hanno sostanzialmente dominato la Juventus per gran parte del primo tempo senza riuscire però a scalfire il muro juventino che ha retto grazie anche all’intervento prodigioso di Szczesny su Giroud; l’episodio dell’espulsione di Thiaw è stato decisivo nel modificare gli equilibri della sfida e la Juventus è stata bravissima nel portare l’inerzia del match dalla propria parte cogliendo con cinismo una vittoria prestigiosa e fondamentale grazie al gol dell’ex di Locatelli.
Un altro elemento che colpisce di questa Juventus è il fatto che due giocatori dal talento sopraffino – nonché investimenti pesanti della storia recente bianconera – come Vlahovic e Chiesa fatichino a ritagliarsi un ruolo da protagonista entrando sì nelle rotazioni del tecnico ma certamente non con lo status di titolari inamovibili. Allo stesso tempo va evidenziato come Allegri abbia rigenerato Kean (rientrato nel giro della nazionale azzurra) dopo un periodo piuttosto opaco nonché recuperato un calciatore come Rugani che può essere una pedina molto utile nel reparto arretrato. Certamente questa Juventus non incanta a livello di gioco e chi ama il “bel calcio” difficilmente potrà esaltarsi assistendo ai match dei bianconeri; tuttavia questa Juve è terribilmente efficace ed i risultati stanno dando ragione ad Allegri. È quasi inutile evidenziare come a livello teorico l’obiettivo ideale cui tendere sarebbe quello di raggiungere le vittorie attraverso il bel gioco; senza scomodare l’esempio del City di Guardiola, guardando in casa nostra il Napoli scudettato di Spalletti dello scorso anno ha dimostrato come anche un calcio propositivo e offensivo possa risultare vincente.
La filosofia di Allegri è certamente differente ed il suo fine ultimo non è quello di arrivare a vincere esprimendo un calcio champagne. Sappiamo bene in fin dei conti che nel calcio, così come in tutti gli sport, ciò che più conta sono i risultati: è su quelli che viene giudicato l’operato di allenatori e società e nessuno sacrificherebbe vittorie e trofei sull’altare del bel gioco. Nonostante alcune dichiarazioni di circostanza in cui Allegri si è abilmente ben guardato dal parlare di obiettivo scudetto (lasciando intendere di puntare più semplicemente ad un piazzamento Champions) non vi è alcun dubbio sul fatto che i bianconeri abbiano tutte le carte in regola per puntare al titolo. E con buona pace degli amanti del bel calcio, proprio il “corto muso” tanto caro al tecnico livornese potrebbe rappresentare l’arma in più di questa Juve.
Enrico Pace, 14 novembre 2023