L’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (ARPAE) ha analizzato le piogge generate dal ciclone Boris che hanno interessato gli stessi territori finiti sott’acqua durante le alluvioni del maggio 2023. Boris ha guadagnato forza e vapore acqueo anche a causa delle temperature della superficie dell’Alto Adriatico che fino al 15 settembre erano di almeno 3-4 gradi superiori alla media del periodo. Il risultato è un cumulato di pioggia che nei bacini maggiormente colpiti ha superato nelle 48 ore centrali dell’evento i 200-250 mm, con punte superiori ai 300 mm. La pioggia è stata superiore a quella dei due eventi (1-2 e 16-17 Maggio) del 2023 presi singolarmente, soprattutto sui bacini del Senio, del Lamone e del Montone.
L’evento del 2024, sia per quantitativi di pioggia in intensità puntuale, sia per valori cumulati nelle 24 e nelle 48 ore, è stato sicuramente maggiore di entrambe le alluvioni di Maggio 2023, ma l’estensione dei territori colpiti, come anche confermato dalle osservazioni satellitari riportate dal rapporto ARPAE, è stata inferiore e gli effetti meno devastanti. Ciò porta a due considerazioni:
1. nel 2023 il territorio ha evidentemente risentito della vicinanza dei due eventi e dunque del fatto che ad esempio i suoli erano stati saturati dal primo evento il che ha ridotto sensibilmente la loro capacità d’invaso;
2. nel 2024 la minor superficie inondata potrebbe essere merito delle opere di difesa e di pulizia degli alvei effettuate nei 16 mesi intercorsi tra le due inondazioni, il che dovrebbe farci riflettere sull’importanza della prevenzione e delle opere di manutenzione del territorio. Ed è su questo punto che si vuole riflettere.
Sul territorio nazionale il rischio è persistente: basta riandare con la memoria agli oltre 900 mm in 24 ore dell’alluvione di Genova dal 1970 o agli eventi estremi dell’Ottobre 1951 determinati da una depressione mediterranea attiva sul basso Tirreno: 1366 mm in 4 giorni a Nicolosi, oltre 1536 a Sicca d’Erba in 5 giorni e gli oltre 1500 in 3 giorni in Calabria. Peraltro come verrebbero commentati dai media odierni eventi di intensità simile a quelli che si verificarono in quegli anni, in assenza di cambiamenti climatici? Alla luce delle peculiarità che rendono il nostro Paese costantemente esposto al pericolo di piogge estreme, la prudenza dovrebbe essere massima, e qui si pensa a quel che non ci dovrebbe essere (tane di nutrie/tassi/istrici sugli argini e/o alvei intasati da vegetazione arborea o legname) o a quello che manca (dighe ben manutenute, vasche di laminazione, sistemazioni idraulico agrarie o idraulico forestali curate, piani di protezione civile che i cittadini conoscano davvero, ecc. ecc.).
La Commissione istituita nel 2023 dalla Regione Emilia Romagna al fine di analizzare gli eventi del Maggio 2023, nel proprio rapporto finale ha espresso una serie di linee guida su come prevenire il verificarsi futuro di eventi di questo tipo, riportate qui in forma sintetica:
1. realizzare opere di stabilizzazione di singoli versanti e di regimazione delle acque superficiali, unitamente ad una corretta manutenzione del territorio e all’adozione di buone pratiche silvo-pastorali e agricole;
2. realizzare opere atte a prevenire il rischio idraulico ed in particolare opere di laminazione delle piene quali casse di espansione e invasi montani. Tali opere hanno il fine di immagazzinare i deflussi idrici di piena, riducendo in tal modo i colmi delle onde che transitano a valle. Fra i vantaggi aggiuntivi di tali opere vi è il fatto che esse possono contribuire ad accumulare riserve idriche utilizzabili nei periodi siccitosi per scopi potabili o irrigui.
3. realizzare interventi strutturali volti a restituire maggiore spazio ai fiumi grazie alla modifica della sagoma degli alvei e ad arretramenti verso campagna dell’attuale posizione dei rilevati arginali. La commissione constata tuttavia che, nel caso in esame, l’assetto del territorio e la diffusa presenza di insediamenti urbani e di infrastrutture vitali di trasporto in prossimità dei fiumi rende tali interventi attuabili solo in alcune situazioni locali;
4. predisporre appositi piani di gestione della vegetazione ripariale che indirizzino, su solide basi tecnico-scientifiche, la manutenzione degli alvei fluviali;
5. programmare in caso di piene eccezionali strategie di allagamento controllato di aree di minor pregio allo scopo di salvaguardare aree caratterizzate da una maggiore esposizione in termini di beni e valori insediati.
Tutte opere fattibili in breve tempo, dagli esiti certi ed immediati, con investimenti importanti ma non smisurati. Esattamente il contrario di chi, puntando il dito contro i cambiamenti climatici, richiede urgentemente la diminuzione delle emissioni climalteranti con investimenti enormi, con risultati incerti, se non inesistenti, ed in ogni caso molto procrastinati nel tempo. Per andare da Milano a Torino, si può prendere la A4 ed andare verso Ovest; anche dirigendosi verso Est, cioè verso Venezia, si potrebbe giungere, forse, a Torino dopo aver attraversato un paio di continenti ed un paio di oceani, con un percorso assai più costoso, rischioso e di esito incerto. Sta a noi scegliere.
Gianluca Alimonti, 4 ottobre 2024
Bibliografia
Arpae Sim 2024. Analisi speditiva dell’evento del 17-19 settembre 2024 sulla regione Emilia-Romagna, emessa il 23 settembre 2024 (https://www.arpae.it/it/notizie/report-speditivo-evento-17-19-sett-2024.pdf)
Regione Emilia Romagna, 2023. Rapporto della Commissione tecnico-scientifica istituita con deliberazione della Giunta Regionale n. 984/2023 e determinazione dirigenziale 14641/2023, al fine di analizzare gli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023, Autori: Prof. Armando Brath (Coordinatore), Prof. Nicola Casagli, prof. Marco Marani, Dott.ssa Paola Mercogliano, Prof. Renzo Motta (https://www.regione.emilia-romagna.it/alluvione/rapporto-della-commissione-tecnico-scientifica).
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