Alluvione, l’accusa di FdI: “L’Emilia non ha usato i soldi per le opere”

Emblematico il caso di Ravenna. Professionista delle critiche al governo, De Pascale non ha speso un centesimo per la messa in sicurezza

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alluvione Emilia

Emilia Romagna ancora in ginocchio per il maltempo. È la provincia di Ravenna a pagare il prezzo più alto dell’alluvione: Faenza completamente sott’acqua, diversi comuni sfregiati dai fiumi, milioni di danni. Paura anche a Bologna, con decine di sfollati, e a Rimini, dove il Marecchia ieri sera ha raggiunto la soglia rossa per poi rientrare nei ranghi. Il bilancio al momento è di mille sfollati e cinque fiumi osservati speciali (Senio, Marzeno, Lamone, Montono, Idice). Oltre cinquecento gli interventi dei vigili del fuoco. Scuole chiuse in gran parte della zona centro-orientale della regione.

Un incubo, di nuovo, dopo quanto vissuto nel maggio del 2023. Emblematico il caso di Faenza. Come evidenziato da Repubblica, nel Comune si sono allagate le stesse strade del 2 maggio dell’anno scorso. Non sono serviti a nulla il muro costruito in fretta e furia ieri e l’innalzamento dell’argine. L’amministrazione ha affermato che interventi più consistenti, cioè la costruzione di un muro più alto per contenere il fiume, sono già stati messi sul tavolo da tempo per i relativi finanziamenti. Ma il commissario non avrebbe ancora dato risposte.

Insomma, l’Emilia è di nuovo in ginocchio per gli stessi motivi di un anno e mezzo fa. Ma perché non è stato fatto quasi nulla in questo lasso di tempo? Non può essere un problema di fondi, come evidenziato dal ministro Nello Musumeci: la Regione in questo decennio ha avuto assegnati 595 milioni dai governi di Roma, oltre mezzo miliardo. Il titolare della Protezione civile e delle Politiche del mare ha invocato delucidazioni sui territori più vulnerabili per poter programmare ulteriori interventi in regime ordinario, ricordando “il compito della prevenzione strutturale e infrastrutturale è di competenza delle Regioni”.

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Mentre i cittadini emiliani romagnoli rivivono le stesse paure e le stesse preoccupazioni del maggio 2023, c’è chi punta il dito sullo scarso operato della Regione, guidata prima da Stefano Bonaccini e ora dalla reggente Irene Priolo. Secondo quanto denunciato da Fratelli d’Italia, l’amministrazione Pd non avrebbe fatto nulla per la messa in sicurezza delle zone a rischio. Il governo per l’alluvione di un anno e mezzo fa ha stanziato per la messa in sicurezza del reticolo idrografico con stanziamenti in somma urgenza circa 130 milioni con due ordinanze specifiche. Di questi, ne sono stati spesi appena 49 milioni. Poco più di un terzo. Emblematico il caso di Ravenna, evidenzia il senatore meloniano Marco Lisei: “De Pascale a Ravenna ne ha ricevuti 40, destinati alla sicurezza stradale, tutti soldi largamente inutilizzati”. Ricordiamo che De Pascale – oggi candidato alla presidenza della regione Emilia Romagna per la sinistra – è stato uno degli amministratori più attivi nell’attaccare il governo Meloni.

“Dopo aver chiesto ed ottenuto i finanziamenti dal Governo non hanno provveduto per tempo a fare ciò che andava fatto per mettere al sicuro i cittadini, questo fatto indecente e vergognoso consegna delle responsabilità che non possono essere ignorate, come Fratelli d’Italia andremo in ogni sede giudiziaria perché si accertino le responsabilità perché una cosa è certa, di eccezionale in questi eventi c’è solo l’incapacità della sinistra di gestire il territorio”, il j’accuse di Lisei. Una grave accusa di inadempienza, considerando le criticità affrontate e i milioni di danni per i cittadini. La replica della sinistra? Un rimpallo di accuse. La Priolo, infatti, ha citato i “tantissimi cantieri” fatti, accusando la destra di sciacallaggio: “Tutta la manutenzione possibile sui fiumi è stata fatta. La polemica non aiuta i cittadini, le istituzioni, dovremmo essere tutti dalla stessa parte. Ma ormai è da un anno e mezzo che va così”. Seguiranno aggiornamenti.

Franco Lodige, 19 settembre 2024

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