Cronaca

E adesso chi chiede scusa?

Alpini crocifissi senza prove. Le molestie? Chiesta l’archiviazione

La procura di Rimini chiede l’archiviazione per l’unica, ripetiamo: l’unica, denuncia per molestie ai danni degli Alpini

Cronaca

Ed eccoci qui, alla fine siamo al punto in cui immaginavamo che saremmo arrivati. Perché una cosa è la foga giustizialista dei giornali, altra il codice penale. Dunque la notizia è che la procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione per l’unica, sottolineiamo unica, denuncia di molestia sessuale ai danni degli Alpini. Ora occorre attendere la decisione del Gip, che potrebbe comunque chiedere un processo. Ma certo il punto appare chiaro: quello che per giorni su tutti i media divenne il Raduno dei porcelloni con la piuma, non merita una richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm.

Ricorderete forse i fatti. Sono i primi giorni di maggio quando, come tutti gli anni, alpini e simpatizzanti si riuniscono nella cittadina romagnola per il classico raduno. Atmosfera gioviale, forse pure non educatissima. Fatto sta che sui social iniziano a fiorire presunte “segnalazioni” di molestie o simili. Alcuni esempi: commenti del tipo “hai delle belle gambe” vengono scambiati da insopportabili molestie. Subito si scatena l’indignazione unica dei giornali: accuse a destra e sinistra, fango senza limiti, commenti al vetriolo. Tutto legittimo, per carità. Ognuno vive certe espressioni a modo proprio. E se qualche alpino s’è comportato da cretino dovrà risponderne. Ma da qui a fare di tutta l’erba un fascio, ce ne passa. Perché uno sguardo lascivo non è una molestia. Un fischio di approvazione non è un abuso. Un complimento, magari cafone e inadeguato, non si trasforma necessariamente in una violenza sessuale. E comunque le denunce si fanno dai carabinieri, non sui social e nei giornali.

E infatti alla fine di tutto questo caos cos’è rimasto? Una sola, singola, denuncia. E la richiesta di archiviazione della Procura perché nessuno è stato in grado di identificare i presunti autori delle molestie.

“Con grande amarezza dico che invece di generalizzare su un’intera associazione che ha dimostrato in tutti questi anni i suoi valori e i suoi ideali bisognerebbe essere più cauti – commenta giustamente Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione Nazionale degli Alpini – Invece, purtroppo, si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa”.